Normativa

Solare termodinamico italiano fermo: mancano regole per il futuro

Il settore del solare termodinamico, a cui l’ENEA ha dato un contributo determinante con la messa a punto della tecnologia a sali fusi, rischia di scomparire in Italia dal momento che il Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico che ne dovrebbe disciplinare l’incentivazione e definire le regole per il futuro ancora non vede la luce.

La tecnologia solare termodinamica (detta anche CSP – Concentrated Solar Power), nella sua evoluzione più recente a sali fusi, è nata proprio in Italia con l’intuizione del Premio Nobel Carlo Rubbia e il lavoro dell’ENEA. L’utilizzo dei sali fusi come fluido termovettore, presenta infatti numerosi vantaggi: non sono inquinanti, non sono pericolosi, raggiungono una temperatura più alta di altri fluidi e durano per l’intera vita dell’impianto.

Il CSP è una tecnologia in cui la radiazione solare non viene direttamente convertita in energia elettrica (come il fotovoltaico) ma viene raccolta sotto forma di energia termica che può essere conservata e utilizzata per esempio di notte per produrre energia elettrica. Questa possibilità di modulare l’erogazione dell’energia raccolta, ovvero la dispacciabilità, è una peculiare caratteristica del CSP che la contraddistingue e la rende vantaggiosa e sinergica rispetto ad altre energie rinnovabili.

Da giugno 2016, quando è uscito l’ultimo Decreto per le Fonti di Energia Rinnovabile (FER), scaduto a novembre dello stesso anno senza che ci sia stato il tempo di partecipare alle aste in modo adeguato, non è stato fatto più nulla. Siamo ormai a giugno 2018 – sono passati due anni – e tra addetti ai lavori si parla genericamente di un possibile Decreto per le FER innovative (tra cui il CSP) che dovrebbe essere sottoposto all’attenzione degli organismi preposti, ma che nessuno a oggi conosce né per i suoi contenuti né per la tempistica.

La situazione per l’intera filiera nazionale del CSP è totalmente bloccata:

  • i progetti autorizzati dopo due anni di silenzio amministrativo e istituzionale hanno le autorizzazioni in scadenza e nessuno si preoccupa che tale ritardo non è dovuto agli operatori ma dipende da altri uffici amministrativi;
  • diversi soggetti disponibili a finanziare i progetti sono stanchi di aspettare e stanno rivolgendo le loro attenzioni ad altri Paesi dove è più facile e più sicuro investire o stanno riconvertendo i progetti CSP in più semplici e remunerativi impianti fotovoltaici;
  • le aziende italiane che faticosamente hanno creduto in questa tecnologia e su cui hanno investito, si trovano a un bivio: o aprire stabilimenti per produrre all’estero o a brevissimo dovranno chiudere. In entrambi i casi ci saranno licenziamenti e perdita di posti di lavoro.

Senza contare che, come specificato nella SEN, per raggiungere gli obiettivi europei di riduzione delle emissioni di CO2 ci sarà bisogno di nuovi impianti a fonti rinnovabili, tra cui anche il CSP. Reputiamo che con questo stallo – sono passati due anni senza alcun Decreto che disciplini il futuro delle FER – sarà veramente molto difficile per il nostro Paese adempiere ai traguardi che ci siamo dati.

ANEST chiede con forza al nuovo Ministro dello Sviluppo Economico, che si è dichiarato anche in questi giorni favorevole alle FER, di prendere in mano in tempi rapidi la situazione ed emanare in tempi brevi un nuovo Decreto FER che contenga una parte dedicata al solare termodinamico, per non far morire un comparto ad alta tecnologia e innovazione.

 

anest-italia.it/