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Azione UE, serve monitoraggio affidabile della spesa per il clima

La Commissione ha assunto l’impegno di spendere almeno un euro su quattro del bilancio UE per il periodo 2021-2027 per l’azione per il clima. Fondamentale, secondo la Corte dei Conti Europea, che la metodologia utilizzata per monitorare i fondi sia valida e applicata uniformemente a tutti i settori d’intervento.

Far fronte ai cambiamenti climatici rappresenta una priorità fondamentale per l’UE. Invece di creare un apposito strumento di finanziamento per far fronte ai cambiamenti climatici, la Commissione ha scelto di definire un valore-obiettivo per la percentuale del bilancio dell’UE da spendere per l’azione per il clima. In tale contesto, monitorare la spesa relativa al clima significa misurare il contributo finanziario proveniente da diverse fonti di finanziamento dell’UE al conseguimento degli obiettivi climatici, nonché determinare se questi valori-obiettivo di spesa siano stati raggiunti.

Tutti noi vogliamo un bilancio dell’UE veramente più verde” – ha affermato Joëlle Elvinger, il Membro della Corte dei conti europea responsabile dell’analisi – “Sono stati fatti passi avanti, ma il rischio di sovrastimare l’azione dell’UE per il clima permane. Guardando avanti al periodo successivo al 2020, al Green Deal della Commissione e al più ambizioso valore-obiettivo del 25 %, abbiamo bisogno di una rendicontazione affidabile della spesa relativa al clima”.

La Corte ha analizzato in particolare il monitoraggio dell’azione per il clima nei settori della politica agricola, della politica di coesione e della politica in materia di ricerca, che complessivamente rappresentano la maggior parte della spesa relativa al clima.

In precedenza (relazione speciale n. 31/2016), aveva segnalato il rischio che l’attuale valore-obiettivo del 20% per la spesa dell’UE potesse non essere raggiunto. Nella nuova analisi, la Corte ribadisce le proprie preoccupazioni circa la metodologia utilizzata dalla Commissione per monitorare la spesa relativa al clima. La Commissione non ha tenuto conto dell’impatto negativo della spesa comportante un aumento delle emissioni. Inoltre, ha sovrastimato la misura in cui la spesa dell’UE, ed in particolare alcuni regimi di aiuto della politica agricola comune (PAC), potevano contribuire a far fronte ai cambiamenti climatici.

Nel maggio 2018, nella propria originaria proposta per il bilancio a lungo termine dell’UE, o “quadro finanziario pluriennale” (QFP) per il 2021 2027, la Commissione ha innalzato il valore-obiettivo per la spesa dell’UE connessa ai cambiamenti climatici, portandolo dal 20 % al 25 %. Nella proposta della Commissione del dicembre 2019 per un Green Deal europeo, tale innalzamento è stato confermato.

La crisi generata dalla COVID-19 può mutare le priorità politiche, spostando l’attenzione verso la necessità di fronteggiare le minacce per la salute pubblica, di rilanciare l’economia o creare posti di lavoro.

Nel maggio 2020, la Commissione, previa richiesta del Parlamento europeo e del Consiglio europeo, ha presentato una proposta rivista per il QFP 2021–2027, che comprende un piano per la ripresa, finanziato tramite debito, per ovviare agli effetti della crisi generata dalla COVID-19.

Questa proposta è attualmente in corso di discussione. La spesa complessiva dell’UE per il clima dipenderà dall’esito di detti negoziati e dal tipo di investimenti per i quali verranno effettivamente spesi i fondi UE aggiuntivi. Ad ogni modo, i cambiamenti climatici rimarranno una problematica globale e una delle principali fonti di preoccupazione per cittadini, responsabili politici e portatori d’interesse.

 

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