Negli ultimi anni, il regolamento Ecodesign dell’Unione Europea ha fissato obiettivi ambiziosi per la decarbonizzazione del settore residenziale, prevedendo tra le misure più discusse il divieto di vendita delle caldaie a gas a partire dal 2029. Una decisione che, se confermata, avrebbe avuto un impatto enorme sul mercato italiano, dove il riscaldamento autonomo a gas è ancora la soluzione predominante.
La recente bozza di revisione del regolamento, però, sembra segnare una svolta: niente bando totale, ma un approccio più flessibile, basato su requisiti di efficienza energetica e compatibilità con combustibili rinnovabili. Questo ripensamento nasce dalla consapevolezza che una transizione troppo rapida rischierebbe di penalizzare famiglie, imprese e l’intera filiera termoidraulica.
La posizione di Assotermica
Assotermica, l’associazione dei produttori di apparecchi e componenti per impianti termici, ha accolto con favore la revisione, definendo il bando originario “una misura folle”. Secondo l’associazione, le caldaie a condensazione e i sistemi ibridi (pompa di calore + caldaia) sono già oggi strumenti efficaci per ridurre consumi ed emissioni, soprattutto se abbinati a combustibili come biometano o miscele di idrogeno.
“La transizione energetica non può essere un salto nel buio – ha dichiarato il presidente di Assotermica – ma deve basarsi su un approccio multi-tecnologico che valorizzi tutte le soluzioni disponibili.”
Le reazioni degli installatori
Gli installatori e le imprese artigiane del settore hanno espresso sollievo per la proroga: il divieto avrebbe generato incertezza e rischi di blocco del mercato, mentre la nuova impostazione consente di pianificare la sostituzione degli impianti in modo graduale. Molti operatori vedono in questa scelta un segnale di pragmatismo, che tutela il tessuto produttivo e permette di investire in formazione e aggiornamento tecnologico.

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