Riqualificare la propria casa dal punto di vista energetico è una scelta che oggi tocca due nervi scoperti: la necessità di ridurre i costi in bolletta e una crescente sensibilità ambientale. Il problema è che l’investimento iniziale, che si tratti di un cappotto termico o di installare una pompa di calore per acqua calda sanitaria, è spesso un ostacolo importante. Per superare questo scoglio, lo Stato ha messo in campo diversi strumenti di incentivazione. Il vero labirinto, per molti, è capire la differenza tra Ecobonus, Bonus Casa e Conto Termico. Non sono affatto la stessa cosa, e conoscerne le logiche opposte – una confusione su cui anche le principali associazioni, come l’Unione Nazionale Consumatori, intervengono spesso per fare chiarezza – è fondamentale per scegliere l’aiuto giusto.
Il bonus casa: l’efficienza dentro la ristrutturazione
Il punto di partenza più conosciuto, e storicamente più stabile, è il “Bonus Ristrutturazione” (o Bonus Casa). Si tratta della detrazione IRPEF del 50% delle spese sostenute, da recuperare in dieci rate annuali, su un tetto massimo di 96.000 euro. La sua logica è semplice: è nato per la “manutenzione straordinaria” e gli interventi edilizi. In questo scenario, l’efficienza energetica non è la protagonista, ma una gradita conseguenza. L’installazione di un impianto fotovoltaico o la sostituzione di una caldaia rientrano in questo bonus perché fanno parte di un rinnovamento generale dell’immobile, non perché sono un singolo intervento mirato al solo risparmio.
L’Ecobonus: l’obiettivo è solo il risparmio
L’Ecobonus (con aliquote che variano, generalmente dal 50% al 65%) cambia completamente le regole del gioco. Qui, non è necessario stare a ristrutturare l’intero appartamento. L’obiettivo deve essere solo ed esclusivamente migliorare la prestazione energetica dell’edificio esistente. Rientrano in questo incentivo solo gli interventi mirati: la coibentazione delle pareti (il cappotto termico), la sostituzione dei vecchi infissi con finestre ad alte prestazioni, o l’installazione di schermature solari. Proprio perché è così specifico, il percorso burocratico è più stringente e richiede l’asseverazione di un tecnico, che deve certificare il raggiungimento di precisi standard di efficienza. Come il Bonus Casa, il vantaggio arriva in dieci anni, come “sconto” sulle tasse (detrazione IRPEF o IRES).
Il conto termico: un contributo diretto, non una detrazione
Infine, il Conto Termico è un meccanismo completamente diverso. Non ha nulla a che fare con l’IRPEF o le detrazioni fiscali. Non è uno sconto sulle tasse future, ma un bonifico diretto sul conto corrente del beneficiario, erogato dal GSE (Gestore dei Servizi Energetici). È pensato specificamente per incentivare la produzione di energia termica da fonti rinnovabili e per sostituire impianti obsoleti e inquinanti. È lo strumento perfetto per chi, ad esempio, sostituisce una vecchia stufa a gasolio con una caldaia a pellet ad alta efficienza o installa una pompa di calore per acqua calda sanitaria. Il suo vantaggio è enorme: il contributo (fino al 65%) arriva in tempi rapidi (spesso in un’unica soluzione se l’importo è sotto i 5.000 euro) e non richiede “capienza fiscale” per essere goduto, rendendolo un aiuto concreto e accessibile a tutti.

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