
Andrea Orifiammi, esperto in formazione tecnica impiantistica, coniuga in sé due “funzioni” che gli permettono di darci una valutazione del mercato completa, ampia sul fronte del presente, andando ad analizzare lo stato dell’arte, e profonda nella capacità di disegnare le dinamiche di evoluzione che si prospettano a venire, a fronte di quanto normativa e innovazione stanno portando all’attenzione dei tecnici sul mercato.
Il mercato sta cambiando e in molti se ne sono accorti: non tutti e forse non tutti con la stessa prontezza ma Andrea Orifiammi ci descrive un settore dell’installazione e della manutenzione degli impianti di climatizzazione, pompe di calore e refrigerazione sicuramente sollecitato al cambiamento.
“C’è molto fermento nel settore, sia per via dei nuovi refrigeranti infiammabili e della normativa che ne disciplina l’uso, sia per via di tutta quella parte tecnica e tecnologica che sta subendo di conseguenza trasformazioni importanti: le apparecchiature sono diverse proprio per via del refrigerante contenuto, quindi ci troviamo di fronte alla necessità di una costante formazione sui prodotti e sugli sviluppi sia dei prodotti che dei refrigeranti. Quest’attività negli ultimi tempi sta diventando per forza di cose più intensa perché non ci si può improvvisare, soprattutto con i nuovi refrigeranti”.
Formazione tecnica impiantistica: una necessità, oltre che un’opportunità
“Già da tempo avevamo iniziato a utilizzare gas di nuova generazione, gli A2L, ma adesso con il ritorno del propano che è un A3, altamente infiammabile, bisogna avere delle accortezze decisamente maggiori quando ci si avvicina a un’apparecchiatura e soprattutto bisogna essere formati correttamente per poter eseguire le riparazioni sul circuito frigorifero senza provocare incidenti: se non si approccia all’apparecchiatura con l’adeguata formazione, è pericoloso per sé stessi e per quello che si ha intorno, persone e cose”.
I costruttori sono i primi a sollecitarvi in questa transizione proponendo cataloghi ricchi di questi prodotti: che cosa stanno facendo per supportare la formazione tecnica impiantistica?
“Ci sono alcuni costruttori che si sono mossi con estrema determinazione, attenzione e anticipo: arrivano a obbligare i centri assistenza alla formazione e se non si dimostra di aver partecipato alla formazione tecnica in riferimento al refrigerante R290 e ai loro nuovi prodotti che lo contengono, non forniscono l’abilitazione e l’autorizzazione a operare sulle loro apparecchiature contenenti refrigerante R 290. È un segnale forte, positivo e interessante, perché evidenzia un senso di responsabilità che deve diventare caratteristico di tutti coloro che operano su queste nuove macchine”.
La competenza sta diventando un requisito minimo?
“Non ci si può più improvvisare e se non si è formati correttamente può diventare pericoloso: le problematiche di sicurezza che affrontiamo ce lo impongono e i tecnici saranno sempre più qualificati proprio in ragione della modalità con cui si sta trasformando il mondo della climatizzazione e della refrigerazione. Si tratta di una situazione in cui un fattore come l’evoluzione della normativa si lega forzatamente all’innovazione di prodotto: la trasformazione del Regolamento Europeo sugli F-Gas obbliga ad andare in una certa direzione nello sviluppo dei prodotti e di conseguenza chi è del settore deve stare al passo”.
Il sistema delle certificazioni potrà dare una spinta a questa necessità operativa di formazione?
“Mi sento obbligato a tornare indietro nel tempo a quando è nata la certificazione del personale per la manipolazione dei gas fluorurati: la consideravo e continuo a considerarla una decisione importante, perché in un certo senso ha obbligato i tecnici del settore a studiare, a sapere a cosa realmente si trovavano davanti quando andavano a installare un climatizzatore e alle conseguenze che potevano derivarne per l’ambiente a causa di una perdita di refrigerante dovuta ad un’installazione eseguita non correttamente.
“L’evoluzione continua dei refrigeranti avvenuta negli ultimi anni avrebbe dovuto spingere a stare continuamente al passo e a rendere obbligatoria la formazione per i tecnici del settore. Secondo me un buon tecnico dovrebbe essere costantemente formato e aggiornato e l’obbligo formativo, dal mio punto di vista, dovrebbe essere un’esigenza professionale naturale più che un fastidioso obbligo formale. È gran verità che installatori e manutentori hanno sempre molto lavoro a cui far fronte sia in cantiere che per pratiche d’ufficio, quindi spesso succede che alla formazione si dedicano solo per ciò a cui sono obbligati ma d’altra parte mi sento anche di dire che se così fosse perlomeno ci sarebbe la certezza che i tecnici vadano a fare formazione.
“Ho un’attività e sono un tecnico, vivo quotidianamente le difficoltà che s’incontrano per “tenere aperta e far funzionare” un’attività, quindi trovo difficile schierarmi da una parte o dall’altra ma se la formazione fosse obbligatoria e ci fossero in tal senso per le aziende maggiori sostegni economici sotto qualsiasi forma, potrebbe spingere le stesse a comportamenti “virtuosi” come quello di spendere per la formazione, perché la stessa diventa un investimento futuro per la qualità del proprio lavoro come quando si investe acquistando un’attrezzatura o un macchinario all’avanguardia”.
Che cosa provocherebbe lo scatto di questo meccanismo “virtuoso”?
“La percezione del valore dell’aggiornamento in termini di maggiore competitività attraverso nuove conoscenze acquisite da chi frequenta corsi di formazione: tutti i tecnici vogliono essere in grado di stare nel mercato e con la formazione arriverebbero ad ottenere la qualificazione come competenza tecnica superiore”.
Che cosa può concretamente aiutare il tecnico ad investire su sé stesso?
“Una forma che possa spingere verso la formazione è quella dell’incentivazione: nella mia esperienza di tecnico e di formatore vedo che una strada percorsa e percorribile sono per esempio i fondi regionali, i quali costituiscono un primo importante strumento di attrazione come ha fatto, sempre per esempio, Regione Lombardia dando fondi da spendere in formazione tecnica. Questa è una cosa vista di ottimo grado perché i tecnici constatano che fra le mille spese obbligatorie, quella della formazione risulta attenuata o in alcuni casi addirittura azzerata dalla disponibilità di risorse concesse a fondo perduto. Questa sarebbe una strada da continuare a percorrere, sviluppandone altre.
“Io in qualità di formatore tecnico collaboro con aziende, associazioni di categoria e con alcuni enti certificatori e per esempio, e vuole essere solo uno degli esempi, con il rinnovo decennale dei patentini F-gas ho visto una situazione “delicata” in riferimento alla visione generale che purtroppo hanno molti tecnici del settore, che diventa ancor più delicata se consideriamo che ovviamente una scarsa conoscenza da parte dell’installatore si ripercuote per forza di cose in un maggior rischio operativo e anche in una minore sicurezza per l’utilizzatore finale, perché se io, e mi riferisco non soltanto al settore climatizzazione ma molto più in generale, non eseguo correttamente un’installazione, posso creare potenziali rischi anche per chi andrà poi ad utilizzare l’apparecchio o il sistema.
Ma quanto è sentita la necessità di formazione tecnica impiantistica?
“Mi sento di dire che negli ultimi tempi sta crescendo molto l’interesse da parte delle aziende per cercare di essere maggiormente competitivi in un mercato difficile sotto molti punti di vista, quindi si cerca di fare il possibile per, come si suol dire, “portare a casa il lavoro”, cosa che passa anche da una maggiore preparazione tecnica che mira a garantire al cliente finale maggiore qualità del lavoro eseguito.
“Si sta facendo molto quindi in questo senso, perché la formazione tecnica è diventata una leva di interesse da parte non solo dei produttori, ma anche delle associazioni di imprenditori tecnici e per questo posso dire che stiamo camminando nella direzione corretta, anche se la strada da fare è ancora molta”.
Qualcuno in questa direzione si sta già muovendo?
“Come dicevamo è scomodo stabilire quanti devono tornare sul banco di scuola ma purtroppo, per mia esperienza e parere personale, c’è ancora molto da fare in quella direzione. Devo però anche dire che ho incontrato numerose realtà che si stanno mettendo al passo, che stanno spendendo molto sia in attrezzature per poter operare correttamente, sia in formazione e chi lo sta facendo lo sta facendo con criterio, sta veramente facendo un buon lavoro proiettato al futuro.
“In questo senso è auspicabile un effetto competizione, cioè che chi non ha ancora investito sull’aggiornamento delle competenze “senta” che corre il rischio di rimanere fuori mercato e per questo si impegni. D’altro canto, norma e produttori stanno diventando una leva di stimolo importante, perché presto non ci saranno più i prodotti disponibili per essere installati senza quel know how sulla sicurezza che appunto i dispositivi di legge e le macchine progettate in coerenza con questi rende necessario”.
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