
Il free-cooling, sia esso diretto (immissione di aria esterna più fredda) o indiretto (scambio di calore tra aria esterna e un circuito di raffreddamento, come l’acqua), è una soluzione molto efficiente dal punto di vista energetico per il raffrescamento degli ambienti. Tuttavia, presenta alcuni inconvenienti: di seguito qualche esempio.
Uno dei problemi più comuni del free-cooling può essere il problema della condensa: quando si introduce aria esterna fredda (o si raffredda l’aria interna con una batteria ad acqua fredda) in ambienti con elevata umidità, la temperatura delle superfici raffreddate (pavimenti, pareti, mobili, condotte) può scendere al di sotto del punto di rugiada, causando la formazione di condensa. Questo può portare a macchie, danni strutturali, sviluppo di muffe e un ambiente sgradevole. In particolare, nel free-cooling indiretto con circuito ad acqua, se l’acqua di raffreddamento è troppo fredda, può formarsi condensa sulle tubazioni o sulla batteria di scambio.
Nel free-cooling diretto poiché l’aria esterna ha una temperatura variabile, se non ben controllata l’immissione può causare correnti d’aria fredda indesiderate o fluttuazioni di temperatura che compromettono il comfort termico degli occupanti.
Come intuitivo pensare, il free-cooling dipende fortemente dalle condizioni climatiche esterne. Non è efficace quando la temperatura esterna è troppo elevata o, nel caso del free-cooling indiretto, quando il differenziale di temperatura tra l’ambiente e la sorgente esterna non è sufficiente. In Italia, soprattutto al sud o durante le ondate di calore estive, le ore in cui il free-cooling è veramente vantaggioso possono essere limitate.
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