Attualità

Intervista al nuovo comandante dei Vigili del Fuoco di Milano

A cura di dott.ing. Daniela Casagrande e per.ind. Sergio Colombo

 

L’ing. Nicola Micele si è insediato come comandante dei Vigili del fuoco di Milano a inizio settembre 2021. Lo abbiamo incontrato nel suo ufficio nella palazzina della Caserma centrale del Comando Provinciale di Milano, costruita a metà degli anni ’50 del 1900.

  • A breve distanza dal suo insediamento, che impressione ha tratto del Comando dei Vigili del fuoco di Milano?

“Il Comando VVF di Milano ha dimensioni importanti, diverse rispetto agli altri Comandi che avevo diretto. Per organico e operatività, è tra i Comandi più grandi in Italia: sono presenti oltre 800 uomini, 400 volontari, 10 sedi operative permanenti, 7 sedi di volontari, oltre 30.000 interventi di soccorso l’anno. Possiede grandi capacità operative, oltre ad avere una gloriosa tradizione pompieristica. La mia prima riflessione è stata quella di entrare in un Comando che vuole stare al passo con la città.  La realtà di Milano sprigiona un’energia incredibile, è estremamente dinamica e veloce. Per ottenere questo obiettivo, bisognerà lavorare tanto. Confido anche nel meccanismo virtuoso dell’emulazione, perché quando si vede che “fuori” tutto funziona o cerca di essere innovativo, si è portati a cercare di stare al passo con la realtà esterna e si è continuamente stimolati per essere all’altezza”.

  • Nel merito operativo della prevenzione incendi sul territorio, e nello specifico delle realtà residenziali, pensiamo che i Vigili del fuoco di Milano stiano procedendo bene con gli adempimenti antincendio e che il recente incendio di un alto edificio residenziale abbia dato un ulteriore impulso per mettersi in regola con la prevenzione incendi.

“È un po’ triste pensare che servano certi eventi per stimolare l’avvio di procedure che sono previste per legge, questo lascia un po’ di amaro in bocca. Detto questo c’è ancora una percentuale di attività che, pur essendo soggette ai procedimenti di prevenzione incendi, non sono ancora emerse. Devo dire che nel merito noi svolgiamo, a fianco all’attività ordinaria di prevenzione incendi, anche un’attività ispettiva che ci consente di far emergere anche queste attività”.

  • Dopo la pubblicazione del DPR 151/2011, che ha segnato una svolta epocale delle procedure di prevenzione incendi, non c’è stata da parte dei titolari di attività una pronta reazione, nonostante su di essi pendesse il rischio di procedura penale. Nell’ambito dell’edilizia residenziale, a parte l’inerzia congenita data dalla novità (la Legge 818/84 e la Legge 46/90 sono un chiaro esempio), molti ritardi sono dipesi – e ancora dipendono – dai costi degli interventi di adeguamento alle norme. Costi che spesso richiedono una preventiva delibera dell’assemblea condominiale. Qual è il suo parere a riguardo?

“È chiaro che la progettazione antincendio impatta tantissimo sugli aspetti architettonici e impiantistici, soprattutto quando si parla di edifici esistenti ove è particolarmente complicato intervenire. A me dispiace quando si parla di “pratiche antincendio”. Questo è un termine che fa pensare ad una procedura prettamente burocratica, tecnico-amministrativa. Ma in realtà la progettazione antincendio significa strategia, tecnica, interventi e misure di sicurezza, protezione e gestione. Intervenire su edifici esistenti può non essere semplice. Nella fattispecie nei condomini, diventa particolarmente complicato mettere d’accordo tutte le parti che hanno titolo e che devono sopportare gli oneri. Noi oltre ad una attività ispettiva, che non può non esserci perché è una “repressione” che serve a fare prevenzione, ci mettiamo a disposizione come Comando anche per attività informative nei confronti delle associazioni di categoria e degli amministratori. Per i casi specifici è opportuno parlarne insieme, ovvero amministratore di condominio, tecnico antincendio e vigili del fuoco. Spesso dal confronto e dal dialogo fra le parti si riesce a trovare la soluzione migliore per ottimizzare anche l’impegno delle risorse”.

  • Spesso i casi più ostici da adeguare ai fini della presentazione della SCIA antincendio, sono costituiti dalle autorimesse costruite negli scorsi anni ’50 e ’60 in pieno “boom economico”. Qui si trovano “aerazioni passanti”, comunicazioni dirette con gli edifici residenziali sovrastanti etc. Talvolta per gli adeguamenti si rende necessario richiedere approvazioni in deroga.

“Girando per Milano mi sono accorto che c’è una grande tradizione di realizzazione di autorimesse su più livelli, interrate, di vario tipo. È evidente che l’adeguamento di queste attività risulta particolarmente complesso. Io credo che l’introduzione del codice di prevenzione incendi e della RTV [Regola Tecnica Verticale: n.d.r.] delle autorimesse, possa aiutare a risolvere una serie di problemi tecnici e normativi. Un approccio che non è più del tutto prescrittivo, ma che si avvicina a quello più prestazionale, può aiutare nell’individuazione delle misure più adatte a garantire la sicurezza all’interno delle autorimesse. Però, nello specifico delle autorimesse, ci tengo a sottolineare che, se dal punto di vista della progettazione normalmente non presentano elementi di particolare complessità, va anche detto dall’altro che un eventuale incendio in un’autorimessa è particolarmente complicato da spegnere, perché avviene generalmente in ambienti interrati, con un carico d’incendio che è “ignoto”, perché spesso in garage si trovano materiali e sostanze che non dovrebbero essere detenuti. Questi incendi anche se non molto frequenti, dal punto di vista operativo non sono facili da affrontare, oltre tutto espongono a dei rischi il personale che interviene, perché oggi nelle autorimesse si trova di tutto, oltre alle stesse macchine dotate di serbatoi contenenti sostante infiammabili ed esplosive”.

  • Gli interventi dei dei Vigili del fuoco di Milano nei condomini sono spesso complicati dalla difficoltà di accostamento dell’autoscala a causa delle macchine parcheggiate. I soccorritori inoltre entrando negli edifici, dovrebbero trovare gli idranti efficienti, cosa che però talvolta non accade.

“Se parliamo nello specifico di Milano, ci riferiamo a Milano come città verticale. Milano da qualche tempo a questa parte sta avendo un incredibile sviluppo urbanistico con riqualificazioni di interi quartieri e realizzazioni pregevoli dal punto di vista architettonico che si sviluppano in altezza e che quindi pongono alcuni elementi di riflessione per i dei Vigili del fuoco di Milano. La città vista dagli occhi di un vigile del fuoco pone un punto di osservazione particolare: pensiamo ad esempio alla possibilità di accostamento all’edificio da parte dell’autoscala dei pompieri… normalmente non si fa molta attenzione a questo aspetto che pure può essere determinante ai fini della sicurezza. In generale, l’incendio in un edificio di grande altezza pone grandi criticità sotto il profilo operativo, se non altro perché può risultare estremamente complesso l’attacco all’incendio: pensiamo alla vicenda della Torre di via Antonini”.

  • Qual è stata l’esperienza che ha vissuto con maggior pericolo/rischio nella sua carriera non solo di Comandante ma anche di Vigile del Fuoco?

“In 27 anni di carriera di interventi difficili ne ho visti tanti. Gli eventi che ricordo maggiormente, quelli più complessi da affrontare, soprattutto perché hanno avuto lunghi strascichi nel tempo, sono i terremoti. Nel 2016 ho trascorso tre mesi a Rieti, in occasione del terremoto dell’Italia centrale, come rappresentante del CNVVF in seno alla Direzione di Comando e Controllo istituita dal Dipartimento di Protezione Civile Nazionale. Sono eventi complicati da affrontare, perché hanno degli strascichi nel tempo e una serie di attività di protezione civile alle quali i VVF danno il proprio apporto nel corso del tempo, per la ricostruzione, per la messa in sicurezza, per la bonifica e per l’assistenza alla popolazione”.

  • Gli incendi, spesso dolosi, di capannoni contenenti materiale illegale, sono eventi molto dannosi soprattutto dal punto di vista ambientale. Non si riesce a trovare un modo per monitorare o prevenire questo tipo di eventi?

“Questo è un fenomeno che è venuto alla ribalta da qualche anno a questa parte manifestatosi anche con incendi dolosi e gravi sia dal punto di vista delle conseguenze dirette sui fabbricati, sia dal punto di vista ambientale. Purtroppo, sono eventi accaduti un po’ ovunque in Italia. Da qualche anno a questa parte questo problema è stato attenzionato dalle autorità competenti, con la costituzione di veri e propri pool investigativi a cui noi abbiamo contribuito e partecipato con attività di controllo sul territorio. Queste attività nascono ad esempio dalle segnalazioni di chi vive e frequenta una determinata zona industriale e che magari si accorge di un andirivieni sospetto di automezzi per lo scarico di merce”.

  • È parecchio impegnativo spegnere quegli incendi…

“Si, è parecchio impegnativo spegnere questo tipo di incendi perché il carico di incendio è estremamente elevato e fra l’altro espone chi interviene al rischio di inalazione di sostanze nocive, per questo il personale interviene sempre con le adeguate protezioni…il nostro è un lavoro complicato”.

  • Al Comando dei Vigili del fuoco di Milano, come forse anche negli altri Comandi, c’è un avvicendamento dei comandanti abbastanza frequente. Non deve essere facile trovare un equilibrio tra la continuità e la volontà di fornire il proprio contributo per innovare e ottimizzare il sistema nel suo complesso.

“A mio parere ogni cambio di Comandante dà un valore aggiunto. Abbiamo avuto un passato di Comandanti per così dire “longevi”, mentre adesso c’è un cambio più frequente perché ci si è resi conto che il cambio di Comandante assicura un grande valore aggiunto sia all’organizzazione che al Comandante stesso. Faccio il mio esempio. Io porto con me un’esperienza di 27 anni, vissuta in ambiti diversi con esperienze sia di tipo operativo sul territorio, sia di gestione nell’ambito degli uffici dello staff dei vertici dell’Amministrazione. Porto oggi questa esperienza qui al Comando di Milano, arrivo con il mio background per cercare, dal mio punto di osservazione, di individuare le cose che non vanno e possibilmente migliorarle. Chi è radicato sul posto, vive la realtà lavorativa quasi come una consuetudine, non sempre riesce a modificarla. Questo è il grande valore aggiunto del cambiamento. La capacità di chi arriva da fuori deve essere chiaramente quella di comprendere quanto debba spingere nel cambiamento e quanto invece sia necessario andare per gradi. La mia prospettiva di servizio qui a Milano è di qualche anno, mi auguro possa essere così. Mi sono anche imposto di entrare per un verso con profondo rispetto di quelle che sono le tradizioni del Comando, ma dall’altro facendo capire che il cambio del Comandante è anche un’opportunità per l’organizzazione del Comando stesso. Questo è il senso del turn over, un’opportunità di crescita in un’ottica di miglioramento continuo, sia per il Comando, sia per l’interessato: io, infatti, in questi anni che trascorrerò a Milano, acquisirò ulteriori esperienze che porterò con me nell’ambito del mio percorso lavorativo”.

  • Ci piace sottolineare come voi abbiate la consapevolezza che il vostro corpo è amato e rispettato anche più di altre figure di riferimento, perché si vede in voi un punto d’appoggio in molteplici situazioni. Voi avete questa consapevolezza?

“Non solo abbiamo questa consapevolezza, che è anche confermata dai recenti sondaggi ISTAT ed EURISPES, che pone i Vigili del fuoco in testa in termini di fiducia della cittadinanza, con una percentuale dell’88%. La mia riflessione è stata: vorrei conoscere quel 12% che non ripone la propria fiducia nell’istituzione dei Vigili del fuoco, nonostante che il nostro Corpo abbia, come mission istituzionale, quella di portare soccorso, portare aiuto. L’attività ispettiva e di repressione, che è comunque un’attività che fa parte del nostro lavoro, è certamente meno conosciuta. Detto questo, bisogna sempre darsi degli obiettivi di miglioramento. Noi siamo consapevoli di questa fiducia da parte della popolazione. Ma io spesso ricordo ai miei colleghi che, proprio in ragione di questa fiducia, indossare la divisa di un Corpo amato deve essere innanzitutto un privilegio e un onore, e che chiaramente dietro ogni privilegio c’è sempre una grande responsabilità”.

  • Cosa pensa di questa rivoluzione dei nuovi codici di prevenzione incendi?

“Io credo che fosse attesa da più parti, occorreva una svolta rispetto al passato. Il sistema andava innovato, sia dal punto di vista procedurale che sotto il profilo delle norme tecniche. Il certificato di prevenzione incendi, l’autorizzazione, la “bollinatura” da parte del Comando dei vigili del fuoco, sono tutti concetti che stanno per essere superati. Così anche l’approccio prescrittivo alle regole di sicurezza antincendio, rappresenta un modo vecchio di affrontare il tema della sicurezza antincendio, di fare prevenzione. Dobbiamo andare verso una maggiore responsabilizzazione del professionista e delle imprese, ognuno deve fare la sua parte: il committente, le imprese costruttrici, il professionista, il gestore, il manutentore e il vigile del fuoco, che a mio avviso dovrà orientarsi sempre più verso un’attività di controllo. Sia il DPR 151 che il codice di prevenzione incendi, vanno in questa direzione e secondo me il Corpo Nazionale nel futuro dovrà essere orientato in questo modo. Io vedo un Corpo Nazionale più orientato nel fare formazione, perché ha un background esclusivo, nessuno conosce l’incendio come lo conosce colui che va a spegnerlo: quando fa formazione, il valore aggiunto che può dare il Corpo Nazionale è proprio l’esperienza operativa, patrimonio di nessun altro. Quindi, per un verso il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco forma i professionisti, che operano in responsabilità. Per un altro svolge attività di controllo, possibilmente affrancandosi dall’obbligo dal rilascio del certificato di prevenzione incendi. Questo consentirebbe di svolgere attività ispettiva in maniera più mirata. Oggi la verifica finalizzata al rilascio del certificato di prevenzione incendi è più un controllo per così dire generalizzato. Occorrerà, a mio avviso, specializzare questa attività di verifica, con controlli mirati, da estendere periodicamente ad alcune attività più sensibili, come scuole e ospedali, oppure da orientare su misure specifiche (gli impianti, la gestione della sicurezza, le certificazioni, ecc.). In questo modo ci si specializza e ne trae beneficio tutto il sistema, potendo svolgere un’azione più efficace in termini di controllo del territorio sul tema della sicurezza antincendio. Credo che dovremmo orientarci in questa direzione”.

  • Qual è stata la sua sensazione quando le è stato assegnato il Comando di Milano?

“Dal punto di vista personale è una grandissima soddisfazione e un grandissimo onore”.

 

A cura di dott.ing. Daniela Casagrande e per.ind. Sergio Colombo