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Recuperare i gas refrigeranti: strumenti e regole

Strumenti e regole disposti dalle associazioni per recuperare i gas refrigeranti: una buona pratica per l’ambiente e la sostenibilità del settore impiantistico. L’utilizzo di gas refrigeranti infiammabili (fluorurati o non che siano) comporta un’esigenza di attenzione alla problematica della sicurezza che deve diventare parte delle regole di comportamento del tecnico che installa e manutiene impianti e apparecchiature contenenti un circuito frigorifero. Oltre alle attenzioni minime e personali riconducibili agli obblighi previsti dal Decreto Legislativo 81 2008 dobbiamo infatti prendere nota del fatto che (come già scritto in precedenza su questa rivista) a fronte della presenza di un comburente e di un combustibile sia necessario eliminare con cura tutte le possibili fonti di innesco, curando che la strumentazione adottata e l’utilizzo di questa sia fatto nella più rigorosa modalità operativa di adempimento del Codice di Prevenzione Incendi, delle norme ATEX e delle regole di sicurezza indicate dalla norma UNI EN 378. In questo senso il mondo associativo sta predisponendo strumenti utili a muoversi con maggiore consapevolezza su questi terreni, strumenti di cui parleremo sicuramente nei prossimi numeri.

Recupero dei gas fluorurati: riduzione del danno ambientale

Partiamo da un’affermazione che non può essere contraddetta: se vogliamo che il gas fluorurato in uso non faccia i danni temuti e cioè non vada a incrementare il riscaldamento globale dobbiamo evitare che venga liberato in atmosfera. Quindi dobbiamo ridurre al massimo le perdite installando macchine e impianti e riparando eventuali perdite secondo le più avanzate buone prassi disponibili. Ma soprattutto dobbiamo recuperare il gas dalle macchine e dagli impianti a fine vita, che vengono smantellati e dismessi. Senza se e senza ma. L’attività di recupero è soggetta ad un obbligo di legge, contenuto già nel testo del Regolamento 517 del 2015 e nel Decreto del Presidente della Repubblica 146 del 2018 e ribadito dal nuovo Regolamento che disciplina la materia e che è stato approvato da Parlamento e Commissione Europea nello scorso gennaio.

Recuperare i gas refrigeranti che non possono più essere utilizzato sul territorio dell’Unione Europea e destinarlo allo smaltimento, ma anche recuperare il gas fluorurato ancora utilizzabile per le attività di manutenzione e conferirlo ai soggetti che sono autorizzati ad analizzarlo ed eventualmente a rigenerarlo con la strumentazione apposita. Mentre lo smaltimento dei gas è un costo e determina l’adempimento di una serie di pratiche stabilite dalla normativa rifiuti, questa seconda attività, il conferimento a soggetti attrezzati in vista di una riqualificazione, si configura sempre più come attività potenzialmente redditiva, al punto da diventare un’opportunità economica. Esistono infatti operatori industriali che sviluppano attività di raccolta del gas fluorurato esausto e con formule diverse permettono innanzitutto di abbassare gli oneri che il recupero comporta, primo fra tutti la disponibilità di bombole che consentano di immagazzinare i differenti gas in modo distinto in modo da conservarne le proprietà e rendere possibile la rigenerazione.

Guadagnare dallo smaltimento dei gas

Le formule di conferimento sono differenti a seconda del modello organizzativo proposto: esistono situazioni in cui il proponente si occupa di fornire gratuitamente le bombole e di ritirarle e valorizza il gas conferito a prezzi predefiniti, altre in cui si paga un abbonamento per le attività di fornitura bombole e per il ritiro, ma i prezzi di valorizzazione per kilogrammo sono maggiori e se il gas conferito è quantitativamente e qualitativamente interessante i corrispettivi vanno a coprire i costi dell’abbonamento e a generare un’ulteriore marginalità a favore del tecnico che conferisce il gas. Viene quindi a cadere uno dei maggiori ostacoli, pratici, imprenditoriali e anche psicologici che si frapponeva fra il tecnico e l’adempimento della norma: il costo operativo connesso all’attività di recupero. Questa diventa una fonte di guadagno, che può essere più o meno consistente in ragione della quantità di gas recuperato e della sua qualità. Quello che era un puro onere si converte così in un’opportunità di business, tanto più interessante quanto più alta è l’attenzione all’argomento del recupero, non solo nel momento dell’esecuzione dello stesso, ma anche nella fase di gestione del gas fluorurato immesso nella macchina o nell’impianto. Questo perché non tutto il gas può essere riciclato o rigenerato, ma solo quello che viene da una gestione adeguata e conforme ad alcuni requisiti precisi.

Riciclare o rigenerare i gas refrigeranti fluorurati

Ma quali sono questi requisiti che rendono un gas riciclabile o rigenerabile? Innanzitutto la sua omogeneità: qualsiasi mix di gas venga conferito genera difficoltà se non impossibilità riutilizzo, sicuramente in fase di riciclo e comunque altissime difficoltà di rigenerazione. Questo determina tre differenti e necessari comportamenti in fase di gestione del gas e dell’impianto. Primo fra tutti un rigoroso e attento caricamento di uno e un solo gas in circuito frigorifero, tanto in fase di avvio quanto in ogni singola operazione di integrazione e di refill dell’impianto o della macchina. Nessuna concessione deve essere fatta in questo senso ad operazioni che causino una mescolanza fra gas differenti, perché questo – oltre a mettere a rischio il lavoro del circuito in ogni suo componente – rende complessa se non impossibile la “depurazione” del gas recuperato. Il secondo comportamento vincolante è quello dell’effettuazione delle attività di recupero secondo indicazioni precise, che tutelino in pari tempo l’impianto e la qualità del gas recuperato. L’impianto da cui si preleva gas considerato non più utilizzabile per sostituirlo con altro gas deve essere completamente svuotato, per evitare ancora una volta che si creino delle situazioni di miscelazioni fra il vecchio e il nuovo gas immesso. Questo vale in particolar modo per tutte quelle operazioni che riguardano gas diversamente classificati in ragione della loro infiammabilità. Il terzo comportamento è relativo allo stoccaggio del gas recuperato: il fattore determinante è ancora una volta quello di inserire in una singola bombola solo un tipo di gas e di non effettuare ancora una volta delle miscelazioni che rendano ostica la rigenerazione.