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Dispositivo autoflow per garantire la portata costante nelle tubazioni

Un dispositivo autoflow in ambito impiantistico idraulico (riscaldamento, raffrescamento, sanitario), è un stabilizzatore di portata. La sua funzione principale è quella di mantenere costante la portata dell’acqua all’interno di un circuito idraulico, anche al variare delle condizioni di pressione differenziale tra monte e valle del dispositivo.

Questo dispositivo è composto da un corpo, di solito realizzato in ottone, che contiene al suo interno una cartuccia, che costituisce l’elemento di regolazione: essa rappresenta il meccanismo che reagisce alle variazioni di pressione. All’interno della cartuccia è presente un pistone, ossia un elemento mobile che si sposta in risposta alle variazioni di pressione del fluido. Il corpo contiene anche una molla calibrata, caratterizzata da una specifica costante elastica che contrasta il movimento del pistone. La sua taratura è fondamentale per determinare la portata nominale del dispositivo. All’interno della cartuccia sono presenti anche delle aperture, una parte a geometria fissa e una parte a geometria variabile, che sono controllate dal movimento del pistone.

Il principio di funzionamento si basa sull’equilibrio dinamico tra la pressione del fluido e la forza della molla. Quando la pressione differenziale (cioè la differenza di pressione tra l’ingresso e l’uscita del dispositivo) rientra nel campo di lavoro per cui l’autoflow è stato progettato, il pistone si posiziona in modo da offrire una sezione di passaggio tale da consentire il flusso della portata nominale. La spinta del fluido sul pistone viene bilanciata dalla forza di compressione della molla. Se la pressione a monte aumenta o quella a valle diminuisce, la pressione differenziale sul dispositivo aumenta. Questa maggiore pressione spinge il pistone contro la molla, riducendo la sezione di passaggio del fluido attraverso gli orifizi. Questa riduzione della sezione aumenta la resistenza al flusso, contrastando l’aumento di pressione e mantenendo la portata pressoché costante. Se, invece, la pressione differenziale diminuisce, la forza della molla prevale sulla spinta del fluido, spingendo il pistone in direzione opposta e aumentando la sezione di passaggio. Questa minore resistenza al flusso compensa la diminuzione di pressione, mantenendo la portata stabile.

In pratica, un dispositivo autoflow autoregola la propria resistenza idraulica interna in risposta alle variazioni di pressione del circuito, garantendo che la portata attraverso di esso rimanga il più possibile vicina al valore nominale per cui è stato tarato, entro il suo specifico campo di lavoro (range di pressione differenziale). La “costanza” della portata è garantita entro un determinato campo di pressione differenziale specificato dal produttore. Al di fuori di questo intervallo, il dispositivo potrebbe non essere più in grado di regolare efficacemente la portata. La precisione della regolazione non è assoluta e può variare a seconda del modello (generalmente espressa come una tolleranza percentuale, ad esempio ±10%).

I dispositivi autoflow sono fondamentali per il bilanciamento idraulico degli impianti, poiché assicurano che ogni terminale (radiatore, ventilconvettore, utenza sanitaria, ecc.) riceva la portata di progetto necessaria per un funzionamento efficiente e equilibrato dell’intero sistema.

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