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Inquinamento dell’aria, garantire sicurezza nei luoghi chiusi post COVID-19

Nonostante si ritenga generalmente che l’inquinamento dell’aria sia drasticamente ridotto, se non assente, in spazi confinati, i dati scientifici raccolti negli ultimi trent’anni evidenziano il contrario. Oggi più che mai è di vitale importanza garantire una corretta igiene dell'aria indoor.

L’inquinamento atmosferico continua a rappresentare una delle maggiori criticità per la salute delle persone. Un dato confermato anche dal rapporto annuale “Air quality in Europe – 2019 report”, pubblicato dall’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA), che evidenzia come nel 2017, il 44% della popolazione urbana dei Paesi dell’UE-28 sia stata esposta a concentrazioni di particolato PM10 superiori rispetto ai valori raccomandati dall‘Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), una percentuale che sale al 77% con riferimento al PM2,5. Nonostante si ritenga generalmente che l’inquinamento dell’aria riguardi esclusivamente l’ambiente esterno e che tale fenomeno sia drasticamente ridotto, se non assente, in spazi confinati, i dati scientifici raccolti negli ultimi trent’anni evidenziano il contrario.

Andrea Casa, Chairman dell’International Affairs Committee e membro del Consiglio di Amministrazione di NADCA (National Air Duct Cleaners Association) e Presidente Emerito di A.I.I.S.A. (Associazione Italiana Igienisti Sistemi Aeraulici) commenta:

«L’emergenza causata dal COVID-19 ha notevolmente incrementato la sensibilità collettiva verso la relazione che intercorre tra inquinamento outdoor e indoor. Se consideriamo i luoghi di lavoro, la qualità dell’aria diventa fattore determinante a tutela della sicurezza e salute delle persone e, in tal senso, eliminare i rischi di contaminazione da virus, miceti e batteri, nel pieno rispetto della normativa vigente, è un imperativo ormai imprescindibile».

Il recente Rapporto ISS COVID-19, n. 5/2020 Rev. 2, pubblicato in data 25 maggio, indica le procedure da mettere in atto per garantire la salubrità dell’aria negli ambienti chiusi, sulla base del numero di lavoratori, prima fra tutte l’esclusione del circuito di ricircolo dell’aria, per evitare l’eventuale trasporto del virus e di altri patogeni nell’aria. Tuttavia, rispetto alla precedente versione, il nuovo documento risulta essere maggiormente in linea con la realtà impiantistica italiana poiché tiene conto quanto, specialmente in estate, questa funzione sia essenziale e non possa essere rimossa senza compromettere le prestazioni di alcuni impianti. Ciò comporterebbe variazioni sia in termini di temperatura che di umidità, fattori che rendono sicuri e confortevoli gli ambienti indoor nella stagione più calda. In altre parole, questi impianti, per riuscire a raffrescare e deumidificare l’aria, dovrebbero sia prelevare l’aria esterna, sia utilizzare l’aria già trattata.

«La soluzione per tenere attivi i circuiti di ricircolo e assicurare, al contempo, condizioni di igiene e sicurezza all’interno dei locali climatizzati, risiede in un’attenta Valutazione del Rischio Aeraulico, strumento fondamentale per implementare un efficace sistema di gestione e mitigazione dei rischi, compreso quello derivante dalla diffusione del SARS-CoV-2» – dichiara Andrea Casa, che prosegue – «Il rischio legato al COVID-19, infatti, dipende da una pluralità di fattori, che non si riduce alla semplice presenza o meno del ricircolo dell’aria. La funzione di questo documento è di rafforzare i protocolli specifici di contrasto e contenimento del COVID-19 adottati dalle singole aziende, tutelando efficacemente la salute dei lavoratori e dimostrando in modo oggettivo alle autorità competenti di aver tenuto una linea di condotta improntata all’osservanza delle regole e della diligenza “del buon padre di famiglia”. Nella valutazione, assumono importanza anche la struttura degli impianti, la loro integrità e stato di funzionamento, nonché le condizioni ambientali interne ed esterne agli edifici e quelle relative alla tipologia di persone che li vivono. In tal senso, il Piano di Gestione del Documento prevede tutte le misure e le cautele da adottare per mantenere in funzione il circuito di ricircolo, senza pericoli»

A tal proposito, esistono tecnologie che permettono di elevare ulteriormente il livello di protezione: grazie ad un controllo in remoto delle Unità di Trattamento Aria e delle condotte aerauliche, è possibile monitorare la qualità dell’aria erogata dall’impianto e registrare in modo preciso le tempistiche di formazione della contaminazione, a favore di un’analisi predittiva sullo stato igienico e sulle condizioni di esercizio degli impianti HVAC.

 

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