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Le comunità energetiche sono una soluzione per gli obiettivi 2030

Le comunità energetiche sono la soluzione obbligata se si vogliono raggiungere gli obiettivi per il 2030. I prossimi cinque anni saranno fondamentali per gli obiettivi ambiziosi dell’Unione Europea in materia di riduzione delle emissioni di gas serra, di quota di fonti rinnovabili nel consumo finale di energia e di miglioramento dell’efficienza energetica. La soluzione può venire dalla diffusione nel nostro paese di comunità energetiche, che vede nell’utenza domestica e nei distretti industriali italiani un potenziale da impiegare nel prossimo quinquennio.

La transizione energetica è sicuramente una necessità in termini di sostenibilità ambientale, ma non potrà pienamente realizzarsi senza un cambiamento culturale, materiale e immateriale, basato sul risparmio energetico e sull’efficienza dei consumi. Un’opportunità interessante per favorire questo cambiamento risiede nella costituzione di comunità energetiche; questa la leva che ha spinto Reed Exhibitions Italia, la società che organizza MCE, a commissionare all’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano uno studio sul potenziale di diffusione degli Smart District in Italia atteso per il prossimo quinquennio, stimando il mercato potenziale, quello disponibile e lo sviluppo degli scenari di penetrazione.

A oggi, il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) fissa come obiettivo nazionale al 2030 un target di 52 GW di impianti fotovoltaici (+30,6 GW rispetto all’installato a fine 2020). Se proseguisse il trend di installazioni osservato nell’ultimo triennio (2018-2020), il parco installato al 2030 sarebbe ben lontano dai valori previsti dal PNIEC. La diffusione di comunità energetiche in Italia può concorrere positivamente al raggiungimento dei target che il nostro Paese si è posto: poiché si prevede che nei prossimi 5 anni porterà con sé l’installazione di 2,7 – 4,6 GW di nuovo fotovoltaico installato, e il contributo sul target al 2026 (33,25 GW) sarà del 25-45%.

“Gli scenari di penetrazione attesa in Italia sono stati costruiti mettendo in relazione la sostenibilità economica dei progetti per gli utenti coinvolti, e la convenienza economica delle iniziative di autoconsumo attivabili in Italia prima dell’introduzione delle Comunità Energetiche nella normativa nazionale. – spiega il prof. Vittorio Chiesa, Direttore dell’Energy & Strategy Group e Presidente del Comitato scientifico di MCE Mostra Convegno Expocomfort – Il mercato potenziale è rappresentato dal totale delle utenze energetiche, mentre quello disponibile è il sottoinsieme di quello potenziale al netto dei vincoli presenti”.

A partire dal mercato disponibile vengono identificati 2 scenari (conservativo e accelerato) di penetrazione attesa dalle configurazioni. La stima della loro diffusione è stata svolta prendendo come riferimento i contesti di Area urbana mista e di Distretto industriale. Il numero di utenti domestici in Italia è pari a 29,5 milioni. Per un’analisi più completa, è stato inoltre preso in considerazione il numero degli edifici residenziali in Italia, e la ripartizione degli edifici in base al numero di abitazioni per edificio, dato necessario all’applicazione dei vincoli introdotti per il calcolo del mercato disponibile. Dai dati Istat risultano presenti in Italia 141 distretti industriali, comprensivi di circa 165.000 unità locali manifatturiere. Queste corrispondono a quasi il 40% delle unità locali manifatturiere in Italia. Al fine di stimare il mercato «disponibile», si tiene conto della presenza di vincoli tecnici che non rendono possibile l’installazione dell’impianto fotovoltaico sul tetto di alcuni edifici, o nelle aree di loro pertinenza, quali diversi utilizzi della superficie del tetto, degli ombreggianti e la presenza di vincoli di natura storico-paesaggistica.

“In linea teorica una stima di edifici su cui sarebbe tecnicamente possibile l’installazione del fotovoltaico è pari a circa il 50-60% del totale mercato potenziale” – prosegue il prof. Chiesa – Analizzati i fattori economici e tecnici che possono influire sul tasso di penetrazione delle comunità energetiche tra gli utenti residenziali e non residenziali in Italia nel breve/medio periodo, abbiamo sviluppato i due scenari di diffusione “conservativo” e “accelerato” che potranno verificarsi sulla base del contesto che si svilupperà in questo mercato. Gli elementi che concorreranno alla loro diffusione saranno il ruolo “proattivo” da parte della Pubblica Amministrazione nella promozione di queste iniziative, anche grazie all’interazione con i player energy; lo sviluppo di configurazioni che siano considerate efficienti e che siano scalabili e ripetibili; e la conferma delle detrazioni fiscali e gestione efficiente dei finanziamenti a tasso agevolato disponibili per i piccoli Comuni”.

Lo scenario conservativo, al contrario, si basa sull’ipotesi che questi fattori si verificheranno solo in maniera limitata, portando a uno sviluppo del mercato minore rispetto al suo potenziale teoricamente sfruttabile. Sono tra i 960.000 e il 1.630.000 gli utenti residenziali che si prevede verranno coinvolti in 5 anni in configurazioni di comunità energetiche o di autoconsumo collettivo, mentre il numero di aziende in distretti industriali varia da 3.000 a 6.000, a seconda dello scenario conservativo o accelerato. Diventa allora possibile calcolare l’impatto economico, in termini di investimenti attesi, che la diffusione porterà nel mercato delle tecnologie abilitanti le configurazioni.

“La diffusione delle comunità energetiche in Italia nei prossimi 5 anni porterà benefici in termini di incremento degli investimenti nel settore dei fornitori di tecnologia pari a 2,2-3,8 miliardi di euro, a seconda degli scenari” – conclude il prof. Chiesa.

A questi vanno aggiunti i benefici per l’ambiente, in termini di riduzione delle emissioni di CO2 pari a 0,9-1,6 MtonCO2eq/anno, equivalenti alla piantumazione di un numero di nuovi alberi compresi tra 25,3-45 milioni di unità. Infine, anche la ricaduta sociale dalla loro diffusione porterà all’attivazione di nuove attività sociali sui territori in cui le comunità energetiche operano.