
La normativa sulla gestione dei fluidi refrigeranti è regolata a livello europeo e nazionale, imponendo l’obbligo di riciclare gas refrigeranti con relativo recupero e smaltimento. Questi rifiuti speciali non possono essere rilasciati in atmosfera ma devono essere recuperati, rigenerati o smaltiti in base alla loro qualità e alle impurità presenti.
Riutilizzare gas refrigeranti (F-Gas)
Il riutilizzo dei fluidi frigorigeni, noto come recupero, riciclo e rigenerazione, è un processo fondamentale per ridurre l’impatto ambientale e per garantire il rispetto delle normative europee sugli F-gas. Queste operazioni sono cruciali per una gestione sostenibile dei gas refrigeranti e si suddividono in tre fasi principali, ciascuna con obiettivi e metodi distinti. La prima fase, il recupero, riguarda la raccolta dei gas refrigeranti esausti dagli impianti dismessi o malfunzionanti. Nella seconda fase, il riciclo, si esegue una pulizia preliminare che elimina contaminanti evidenti come oli residui e altre impurità macroscopiche. Infine, nella terza e più avanzata fase della rigenerazione, un processo tecnologicamente avanzato purifica ulteriormente il fluido, rimuovendo particelle microscopiche, umidità e altri contaminanti, riportandolo a un livello di prestazione ed efficienza simile a quello originale. Proponiamo di seguito un breve approfondimento sulle corrette modalità di gestione nel caso di estrazione di un refrigerante da un circuito frigorifero, tenendo presente che in ogni situazione il refrigerante può risultare contaminato da impurità presenti nel circuito e che è inevitabilmente mescolato con l’olio lubrificante.
Recupero gas refrigeranti (F-Gas)
Il recupero costituisce la fase iniziale in cui i fluidi frigorigeni vengono rimossi da apparecchiature di refrigerazione, sia durante interventi di manutenzione che al momento della loro dismissione. Questo processo necessita di attrezzature specializzate e conoscenze tecniche appropriate per assicurare la sicurezza e un’efficace raccolta del gas. Successivamente, questi fluidi vengono destinati al riciclo, alla rigenerazione oppure, quando il riutilizzo non è fattibile, allo smaltimento. In questa fase, il tecnico non dispone degli strumenti necessari per valutare con precisione la “qualità” del prodotto prelevato. Di conseguenza, è costretto a fare affidamento sulle indicazioni e sulle informazioni fornite dal centro di raccolta competente. Tuttavia, è importante sottolineare un’eccezione a questa procedura: tale regola non si applica nel caso in cui il fluido estratto non debba essere successivamente reintrodotto all’interno dello stesso circuito frigorifero.
Riciclare gas refrigeranti (F-Gas)
Il processo di riciclo inizia con una fase di pulizia mirata all’eliminazione di impurità non condensabili, residui oleosi, vapore acqueo e particelle solide presenti nel gas. Per questa operazione vengono utilizzati strumenti specifici, tra cui asciugatori, filtri e deidratatori. Una volta completato il riciclo, il gas può essere riutilizzato nello stesso impianto o in strutture simili, purché siano effettuati controlli accurati sulla sua qualità. In ambito tecnico, i frigoristi dispongono generalmente di appositi contenitori progettati per lo stoccaggio e il trasporto di gas esausti destinati sia alla rigenerazione sia allo smaltimento. Questi recipienti, conformi alle normative vigenti, sono identificati chiaramente attraverso un’idonea etichettatura e dotati di valvole a doppio attacco per il liquido e il gas. Tale configurazione consente un recupero del fluido rapido e sicuro dall’impianto di origine.
La fase di ritiro presso il cliente viene affidata a trasportatori certificati specializzati nella gestione di rifiuti speciali pericolosi, identificati con il codice CER 140601. All’arrivo presso il centro di destinazione, il rifiuto speciale viene pesato per determinare con precisione la quantità effettiva di gas contenuta nell’imballaggio. Successivamente, si procede a eseguire analisi chimiche sui gas recuperati al fine di valutarne lo stato qualitativo e le possibili operazioni di trattamento. Queste analisi comprendono lo studio delle caratteristiche fisico-chimiche del fluido frigorigeno e del suo livello di contaminazione, esaminando parametri quali presenza di olio, morchie, umidità e residui carboniosi. Grazie a tali verifiche, è possibile determinare il grado di inquinamento del gas e definire le azioni necessarie per il suo recupero o smaltimento.
Rigenerare gas refrigeranti (F-Gas)
La rigenerazione rappresenta un processo avanzato che rimuove anche le impurità più minute e l’umidità, rendendo il gas perfettamente adatto all’uso in ogni tipo di apparecchiatura. Questo avviene grazie a impianti di ultima generazione capaci di separare elementi indesiderati, come acqua, composti ad alto punto di ebollizione e olio. Il gas così rigenerato risulta completamente compatibile con qualsiasi apparecchiatura, senza restrizioni. Chiariamo la differenza tra gas riciclato e rigenerato. Il gas riciclato contiene agenti inquinanti e ha una composizione incerta, spesso non rispettando gli standard AHRI 700-2019. La verifica della composizione chimica del gas riciclato è complicata perché può includere impurità accumulate nel tempo, limitandone l’uso secondo il regolamento Fgas. Il confezionatore deve garantire che il gas riciclato sia trattato nel rispetto delle normative sulla sicurezza e deve valutare il rischio chimico senza poter usare le schede di sicurezza dei gas vergini o rigenerati.
Il gas rigenerato, invece, è trasformato da rifiuto a risorsa, ritornando alla sua composizione iniziale grazie ad aziende autorizzate. Questo processo viene certificato conforme agli standard AHRI 700, garantendo prestazioni ottimali degli impianti, riduzione dei costi e consumi. I gas rigenerati migliorano o mantengono la composizione tramite l’integrazione di refrigeranti che rispettano gli standard qualitativi. Il processo di rigenerazione, condotto secondo standard internazionali, permette un uso senza restrizioni del gas rigenerato.
Smaltire gas refrigeranti (F-Gas)
Esiste una serie di fluidi che, a prescindere dal loro stato fisico, devono sempre essere destinati allo smaltimento. Nello specifico si tratta di:
- CFC (clorofluorocarburi): R11, R12, R500, R502. Questi composti sono stati largamente utilizzati in passato; tuttavia, il loro impiego è stato progressivamente eliminato a causa dei gravi effetti negativi sulla fascia di ozono.
- HCFC (idroclorofluorocarburi): R22, R502. Considerati soluzioni temporanee per sostituire i CFC, anche gli HCFC presentano un impatto negativo sull’ozono e sono ormai oggetto di una graduale dismissione.
- HFC (idrofluorocarburi): R134a, R404A, R407A, R410A, R507, R508A. Questi fluidi sono stati creati come alternativa agli HCFC e ai CFC. Tuttavia, pur avendo un effetto meno dannoso sullo strato di ozono, contribuiscono significativamente al riscaldamento globale e sono regolamentati da normative sempre più stringenti.
Leggi anche:
Condividi l'articolo
Scegli su quale Social Network vuoi condividere