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Strumenti di misura per installatori e manutentori

Gli strumenti di misura per installatori e manutentori per impianti ITS sono fondamentali: senza di essi non è quantificabile la prestazione e non sono possibili molte azioni diagnostiche. L’installatore e il manutentore di impianti hanno infatti il compito di mettere in funzione apparecchiature che realizzino le prestazioni attese con il minore impatto economico e ambientale.

Strumenti di misura sempre aggiornati

Per capire meglio la questione partiamo da un’affermazione che è tanto scontata quanto importante: non è possibile ottenere una performance senza disporre di adeguati strumenti per effettuare misurazioni. Sensazioni o valutazioni che prescindano da valori numerici sono parte di un bagaglio di esperienza, ma non danno le certezze che i dati quantitativi permettono di ottenere. È un presupposto chiaro e allo stesso tempo un ritornello utile, come ci spiega in questo articolo/intervista Massimo Giammatteo, forte di quarant’anni di esperienza sul campo, ma sempre attento all’innovazione tecnologica e alla maggiore e migliore visione di impianto che una accurata misurazione aiuta a costruire. Infatti disporre di strumenti di misura aggiornati ed efficienti è condizione indispensabile per operare correttamente sugli impianti sia per un installatore sia per un manutentore. Vediamo quali sono le caratteristiche di una dotazione di strumenti base.

“Mai senza”, si potrebbe dire, altrimenti non si lavora. Su questo tema, dice Giammatteo, “manometri possibilmente di tecnologia avanzata, termometri e pinza amperometrica multifunzione sono essenziali. La misurazione di pressione delle temperature nel circuito frigorifero è la primissima forma di controllo della sua funzionalità e questi dati sono la base di partenza per capire se quanto abbiamo installato o stiamo manutenendo è in ordine o meno, permettendo di evitare/contenere emissioni atmosferiche che vadano ad aggravare ulteriormente l’effetto serra già così pesantemente presente. È altrettanto imprescindibile la capacità di misurare tensione e assorbimenti, per verificare se la potenza elettrica consumata è usata correttamente misurando la sua efficienza. “Un kit minimo di strumenti di controllo – continua Giammatteo – è alla base di qualsiasi azione sia essa di messa in opera dell’impianto sia di manutenzione, periodica, preventiva, a guasto che sia. È sostanzialmente la dotazione di strumenti che dà modo di conoscere lo stato di salute dell’organo principale dell’impianto, il circuito frigorifero, che (non dobbiamo dimenticarlo mai) se è correttamente funzionante costituisce una prima rassicurazione sul funzionamento e l’efficienza corretta dell’impianto”. Dati gli strumenti chiave per le valutazioni sul funzionamento del circuito, passiamo ad esaminare come controllare la prestazione e come misurarla.

Climatizzazione ad aria, controlli funzionali e prestazionali

La misurazione della portata d’aria è il punto chiave: una corretta portata dell’aria e della velocità di distribuzione nelle canalizzazioni e nella diffusione in ambiente è rilevabile tramite un anemometro, per puntare l’osservazione su fattori di funzionamento come l’unità ventilante e il suo motore, ma anche sugli ostacoli che si frappongono fra la bocchetta di presa dell’aria e quella di mandata, come le serrande di taratura e non ultimi i filtri per definire se essi generano la necessità di un lavoro maggiore della macchina per avere la portata e la prevalenza che produce i corretti volumi di ricambio. “Avere un anemometro, un termoigrometro, un amperometro e un pressostato differenziale è determinante per stabilire che lavoro sta svolgendo una UTA. Non dobbiamo mai dimenticare che un impianto di climatizzazione ad aria deve rispettare alcuni parametri (ricambi aria ambiente con aria esterna, temperature ed umidità) previsti dalla normativa vigente. Sapere se questi parametri sono rispettati è una informazione che solo questi strumenti possono fornire correttamente, per poi dare informazioni che dovranno essere usate nella manutenzione andando ad individuare l’eventuale anomalia su cui intervenire, se la minore portata è responsabilità dell’unità ventilante ammalorata o dei filtri intasati, se il mancato raggiungimento delle temperature e dell’umidità è dovuto ad una anomalia sulla regolazione o dei fluidi deputati alla gestione di questi.” In impianti complessi le misure di portata aria e della sua velocità devono essere effettuate sia fra aspirazione e mandata principale, sia fra mandata principale e punti di emissione costituiti dalle differenti utenze di un circuito di distribuzione d’aria.

Variabili e indicatori della qualità dell’aria

Anche questa voce sta diventando sempre più controllabile, quantomeno per macroparametri come le PPM o la concentrazione di anidride carbonica. “Si tratta di strumenti che fino a qualche tempo fa sembravano inutilmente costosi, ma la crescita di attenzione verso l’IAQ sta spingendo ad adottarli per ottenere spesso in modo automatico con sistemi di controllo in remoto il ricambio d’aria necessario – constata Giammatteo – ma anche per valutare aspetti di “inquinamento” potenzialmente preliminari alla diffusione massiccia di agenti microbiologici patogeni come la legionella.”

Pressione e portata nella climatizzazione ad acqua

Normalmente per la realizzazione di un impianto idronico si devono rispettare delle norme dedicate che indicano che i parametri di progettazione devono essere riscontrati nelle verifiche primarie e garantiti per tutto il tempo d’esercizio dell’impianto. Le misurazioni della portata e la sua pressione di lavoro non servono soltanto nella fase primaria, ma anche in tutto ciò che riguarda il fluido vettore, normalmente acqua, che ha la necessità di fluire in maniera costante. Per rilevare la portata d’acqua di un impianto idronico è obbligatorio disporre di rilevatori di portata. “Oggi questi sono normalmente disponibili nel formato magnetico con sonde che consente una rilevazione piuttosto precisa. Utile anche l’uso di pressostati che misurino la pressione di mandata e di ritorno di un impianto per misurare il Delta P e controllare che non vi siano situazioni/ anomalie che vadano a modificare la circolazione.” Parlando di acqua, bisogna prendere in considerazione la qualità di questa: sarebbe opportuno controllare alcune caratteristiche chimico fisiche prima di realizzare un impianto. Una di queste è la valutazione circa la sua durezza e il potenziale di occlusione determinato dalla presenza di una quantità eccessiva di cloruro di calcio, per non avere riduzioni di portata a causa di punti in cui la calcificazione vada a ridurre il diametro di flusso del tubo. Un misuratore di durezza dell’acqua potrebbe essere quantomai opportuno, soprattutto in contesti dove sappiamo che le acque disponibili non sono particolarmente idonee chimicamente e quindi impattanti sulle apparecchiature che compongono l’impianto, pompe di calore, circolatori, scambiatori, tubi ecc.

Inquinamento acustico degli impianti di climatizzazione

È una materia “nuova”, che sta entrando in gioco perché temperatura e umidità (e IAQ) sono fondamentali, ma non devono “costare” in termini di fastidio sonoro. L’inquinamento acustico è giustamente diventato un altro parametro da dover considerare sia in fase di progettazione, di realizzazione e durante la manutenzione. L’inquinamento acustico si misura con dei fonometri. Questi sono disponibili in diverse tipologie da quelli altamente professionali a quelli più semplici ma efficaci. I fonometri che sono disponibili a prezzi ragionevoli non coprono tutto lo spettro delle frequenze e sono forse strumenti parziali – osserva Giammatteo – ma è comunque importante che il tecnico abbia a disposizione la possibilità di misurare i decibel di impatto, soprattutto quando parliamo di grandi macchine o di unità di trattamento aria di dimensioni importanti posti all’esterno o all’interno di locali tecnici che devono essere analizzati in maniera specifica per evitare condizioni di disturbo ambientale. Echi e riverberi possono determinare situazioni in cui l’impatto è superiore a quello dichiarato in sede di dichiarazione dal produttore e quindi necessitano di interventi correttivi per ridurre il disturbo al contesto in cui queste macchine vengono collocate”.

L’importanza dell’isolamento termico degli edifici

“L’argomento è decisamente complesso: l’efficienza di un impianto può essere penalizzata da un edificio caratterizzato da ponti termici che generano una perdita sostanziale degli effetti di riscaldamento o raffrescamento ottenuti dall’impianto – mette in guardia Giammatteo – e quindi dobbiamo poter misurare anche l’efficienza dell’involucro. Le camere termografiche sono quindi dei supporti decisionali importanti che dovrebbero essere adottati in fase precedente la progettazione, per determinare come raggiungere una efficienza complessiva”. La questione è fondamentalmente economica: i costi di una macchina più potente (sia quelli installativi che quelli connessi ai maggiori consumi) possono essere evitati se un’analisi termografica stabilisce preventivamente quali interventi di miglioria dell’involucro possono essere effettuati con costi complessivi inferiori e cioè con una somma di costi di ottimizzazione dell’involucro che si sommano a minori costi per l’impianto. “Siamo nell’epoca in cui impianto ed edificio sono sinergici e la ricerca di risparmio energetico passa per progetti bilanciati, in cui ogni elemento, involucro, infissi, coibentazioni, impianti, sistemi di diffusione gioca la propria parte: saper misurare la dispersione termica è un fattore che qualifica il lavoro dell’impiantista”.

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