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Carenza di materie prime: problemi di reperibilità e di consegna degli ordini

Le recenti problematiche legate alla carenza di materie prime e alla conseguente scarsa reperibilità di alcuni prodotti e manufatti, sta causando problemi nella consegna degli ordini e nei relativi tempi di consegna. La carenza di materie prime sta provocando incertezza e difficoltà a livello globale un po’ in tutti i settori. Il settore ITS si muove, lavora senza sosta e cresce, anche spinto dagli incentivi, ma il meccanismo sembra insabbiato, al punto da generare preoccupazione per il futuro, ma anche a breve termine.

“Siamo messi abbastanza male“ è la constatazione di Gian Paolo Priori, titolare di Priori Impianti, uno specialista di sistemi di riscaldamento e condizionamento che affronta il momento di scarsa reperibilità delle materie prime con un forte senso pratico, ma con altrettanta apprensione per un inverno che si prospetta impegnativo.

“A causa della carenza di materie prime, i tempi di consegna si sono dilatati, ciò che era disponibile nell’arco di un paio di giorni adesso arriva in due o tre settimane, i pezzi di ricambio faticano ad essere ordinabili e determinano a cascata tempi di lavoro complessi da gestire nei confronti del cliente, sia di quello residenziale sia di quello più strutturato”.

Una situazione davvero complessa, per un mercato che si muove ed è attivo, ma che sta incappando in un collo di bottiglia complicato, che coinvolge tutta la filiera in una maniera pesante e decisamente delicata per le sue conseguenze che per una volta non sono solo a lungo termine, ma cominciano nel breve, già oggi.

“Siamo arrivati al punto di riciclare pezzi da vecchie macchine o la caldaia non funziona, il suo funzionamento non è rimandabile e l’urgenza è altrettanto palese sul lato degli impianti di industriali o dedicati ad attività produttive. Oggi arriviamo a recuperare per mancanza di strumenti in consegna, perché è un problema se il privato non ha acqua calda sanitaria, ma anche non possiamo attendere settimane per riavviare un bruciatore industriale”.

 

Carenza di materie prime e problemi con gli ordini: fare magazzino conviene?

Fare o non fare magazzino? Un dilemma difficile, perché sul fronte del privato è completamente a carico del manutentore, il quale ha contato spesso su ordini estemporanei e sulla possibilità di rispondere in velocità alla richiesta del mercato, ma si trova oggi in difficoltà perché la risoluzione di certi problemi da parte del produttore porta a cambiamenti di codici e a revisioni dei prezzi, che è un problema per chi ha fatto preventivi e li ha già approvati.

“Non è semplice andare da un cliente che ha firmato un ordine e comunicargli che il prodotto non è più disponibile e per sostituirlo è necessario spendere di più – torna ancora a ribadire Priori – ma se questo può essere un sacrificio necessario e inevitabile per chi vuole riscaldare casa o avere acqua calda, la situazione si complica laddove l’impianto serve realtà produttive, perché i costi aggiuntivi non sono a budget”.

Lo stesso Priori si avventura a chiedere aiuto ai clienti più strutturati invitandoli a fare loro stessi magazzino, per evitare di trovarsi senza un bruciatore che servirebbe a garantire continuità di lavoro in condizioni industriali o commerciali. “I prezzi nel frattempo corrono il rischio di diventare un problema perché la merce disponibile diventa oggetto di speculazione, per avere quel che prima risultava di disponibilità immediata a prezzo chiaro si corre il rischio di dover cercare insistentemente e di trovare sì il prodotto, ma a prezzi che non corrispondono più a quelli attesi.”

La situazione è delicata anche perché genera malumori e sospetti, al di là dei quali prevale una constatazione: delocalizzare la produzione si è rivelato economico per il costo del lavoro, ma pericoloso per il mantenimento degli standard nei servizi. Tutti i settori sono stati messi a dura prova dalla pandemia, ma anche da imprevisti come l’incidente nel Canale di Suez, quando un container intraversandosi bloccò il traffico e mise in crisi le forniture dall’India e le forniture dalla Cina.

 

Ritardi nella consegna dei ricambi

Non è da meno Gianluca De Giovanni, amministratore unico di Novafrigor, che ci mostra pezzi realizzati con stampanti 3D mentre ci racconta di tempi di consegna dei ricambi nell’ordine delle dodici settimane. “Il sistema dei kit ha reso la questione quasi paradossale: non esistono codici per una guarnizione, ma solo per pezzi d’insieme, per cui per sostituire una guarnizione dobbiamo acquistare l’intero componente e attenderne la disponibilità”. La constatazione del collo di bottiglia generato da questa impostazione e delle sue contraddizioni è diffusa in chi opera sul campo, ma si fa addirittura pesante in ottica imprenditoriale e gestionale dal punto di vista del distributore.

“Siamo davvero preoccupati, ma non per un calo di mercato, bensì per la tenuta del sistema e della filiera – confessa Nicola Pievani, sales & marketing manager di Pressiani, una fra le più importanti realtà della distribuzione termoidraulica sul territorio nazionale – perché la mancanza di visibilità sul futuro si sta facendo difficile da sostenere”.

Pievani fotografa così la situazione: “Oggi dobbiamo ordinare per mantenere attivi i flussi di consegna, ma i tempi di delivery vanno verso i sei mesi per i lotti più importanti. Stiamo quindi impegnandoci già per il 2022, perché altrimenti ci troveremmo di fronte al rischio di non riuscire a soddisfare la nostra clientela. E fin qui sembra solo un problema di impegno commerciale, ma la cosa ha una dimensione completamente diversa se la guardiamo in una chiave più ampia, quella della domanda da parte del committente finale”. “Oggi il mercato è trainato dal significativo apporto dell’incentivazione, che per il nostro mercato è sicuramente più quella imperniata sul Bonus Casa e sull’Ecobonus che sul Superbonus, ma ad oggi non c’è alcuna certezza sul fatto che questi bonus, questi meccanismi importantissimi di attivazione del mercato, siano attivi anche per il 2022. Oggi facciamo ordini per prodotti che ci saranno consegnati nel 2022, ma non sappiamo quale sarà la domanda nel 2022 e non sappiamo se essa sarà sostenuta dagli attuali o da nuovi incentivi fiscali, con l’esito che potremmo trovarci a magazzino merce in quantità superiori a quelle richieste”.

 

Carenza di materie prime e problemi nella distribuzione

I problemi dell’installatore e i problemi per i clienti sono legati al ritardo, ma le difficoltà del distributore sono rischiare un’esposizione finanziaria, acquistando merce senza la certezza di quali saranno le prospettive di mercato, oppure correre il rischio di non riuscire a soddisfare la domanda quando essa si presenterà.

“Si potrebbe dire che ci troviamo nel punto di massima tensione del mercato, perché i produttori stanno circoscrivendo il perimetro di esposizione mentre a noi tocca un compito ingrato, quello di scegliere se investire al buio oppure stare prudentemente in guardia e poi correre – se sarà possibile – ai ripari inseguendo i fornitori una volta che avremo certezze”, conclude Pievani.

Riportiamo le caratteristiche della questione ad Angelo Artale, direttore generale di Finco, che – per la sua assidua frequentazione dei tavoli della legislazione – è un soggetto sicuramente in grado di valutare le cose da un angolo visuale sufficientemente alto per capirne le dimensioni e darne una lettura per il presente e per il futuro.

“La pandemia e l’incidente di Suez sono stati la cartina tornasole delle criticità del nostro modello di organizzazione della produzione e della distribuzione. Avere delegato ad ambiti produttivi remoti come la Cina la realizzazione di pezzi e macchine è un problema che va ben al di là del rincaro delle materie prime, è stata una scelta che ha dato un vantaggio sui prezzi, ma un reale e tangibile svantaggio su tutta la fase di servizio post vendita, come dimostrano le vicende attuali. Riportare alcuni ambiti produttivi a casa è oggi un’ipotesi che va riconsiderata, per la tenuta dei livelli di servizio dell’intera filiera”.

“La Commissione di compensazione dei prezzi dei materiali da costruzione, che svolge un meritorio lavoro di valutazione dei prezzi di mercato di 56 prodotti base per determinare dei risarcimenti al soggetto appaltante nell’ambito di numerose attività, si riunisce una volta l’anno e ha una durata e una scadenza, mentre dovrebbe poter agire con una periodicità maggiore e su una base continuativa. Dall’altra parte il Legislatore non sempre può o vuole confermare in tempo utile i meccanismi d’incentivazione su scala pluriennale, perché mira da un lato a raccogliere politicamente il premio della scelta e dall’altro di assumere impegni troppo consistenti tali da evidenziare che la coperta si riveli corta e non ci siano le risorse per continuare.”

“Va anche compreso un elemento importante, che è quello della difficoltà di sostenere concretamente un mercato estremamente polverizzato, sia dal punto di vista dell’offerta sia da quello della committenza. L’Italia è un paese di piccole, piccolissime imprese e artigiani e il decisore è spesso in difficoltà a trovare formule praticabili per supportarle come dovrebbe. D’altro canto il tessuto imprenditoriale del settore termoidraulico e soprattutto dell’installazione e manutenzione è fisiologicamente organizzato come lo vediamo e sarebbe opportuno prenderne atto, evitando da parte del Legislatore di fare scelte di metodo che privilegino le grandi dimensioni”.

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