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Impianti antincendio per edifici civili: domande e risposte

In materia di impianti antincendio per edifici civili, una serie di domande e risposte per approfondire le tematiche tecniche e normative inerenti tale categoria di impianti idrici. Gli impianti idrici antincendio sono un comparto che ha diverse similitudini con il settore ITS e che può essere preso in adeguata considerare dall’installatore per ampliare il proprio campo operativo.

UNI 45: Idranti, naspi, sprinkler

Gli idranti UNI 45 sono le attrezzature idriche antincendio più diffuse negli edifici di civile abitazione. Nei condominii gli UNI 45 sono installati, a muro, nei vani scale – un idrante per piano – e sono collegati all’acquedotto municipale mediante una rete di distribuzione antincendio che, partendo dalla centrale idrica, è indipendente dalle utenze domestiche. La rete antincendio è dotata di un attacco per l’autopompa dei Vigili del Fuoco, posto alla base dell’edificio in posizione facilmente visibile e raggiungibile. L’attacco autopompa (AA) serve ai Vigili del Fuoco per fornire acqua in pressione alla rete degli idranti. Gli idranti UNI 45 sono dispositivi di protezione attiva per combattere gli incendi e sono utilizzabili in prevalenza dai Vigili del Fuoco, essendo mezzi di non facile manovrabilità. Per l’uso da parte degli utenti sarebbero molto più idonei i Naspi, più facili da manovrare rispetto agli UNI 45. Nei condominii dotati di grandi autorimesse è possibile imbattersi negli impianti cosiddetti Sprinkler che, in caso di incendio, intervengono in modo automatico con getti d’acqua a pioggia.

01 Cosa sono gli idranti UNI 45?

Gli idranti sono rubinetti speciali per l’erogazione dell’acqua, utilizzati per combattere gli incendi. Generalmente sono installati a muro (sporgenti a parete o da incasso) all’interno degli edifici; sono contenuti in una cassetta di protezione munita di sportello frangibile e sono muniti di manichette avvolgibili (tubi arrotolabili lunghi 15 m/20 m) dotate di lancia di erogazione. In particolari casi gli idranti possono essere installati anche all’esterno dei fabbricati.

02 Cosa significa UNI 45?

Il numero 45 indica (in millimetri) il diametro nominale di attacco alla tubazione di alimentazione dell’acqua. Esistono anche idranti UNI 70 con attacco di diametro pari a 70 mm.

03 Ci sono diverse tipologie di idranti?

Gli UNI 45 possono essere classificati come idranti: a muro, soprasuolo (o a colonna), sottosuolo.

04 A cosa servono gli idranti UNI 70?

Gli UNI 70 trovano applicazione soprattutto in complessi industriali, commerciali, alberghieri, ospedalieri, grossi parcheggi ecc., ma anche in ambito di civile abitazione in siti immobiliari di notevoli dimensioni. Spesso sono presenti anche nelle pubbliche vie, nelle vicinanze di particolari edifici.

05 Dove si installano gli idranti soprasuolo?

Gli idranti soprasuolo sono normalmente UNI 70 e sono installati comunemente all’esterno dei fabbricati a una distanza compresa tra 5 m e 10 m dal perimetro dei corpi di fabbrica. La distanza tra i vari idranti può essere determinata mediante la Norma UNI 10779. Questi idranti sono dotati di due “bocche” UNI 70 e di dispositivo antigelo. Gli UNI 70 sono in grado di erogare notevoli portate d’acqua e sono azionati dai Vigili del Fuoco, mediante chiavi unificate, per spegnere incendi di grandi dimensioni.

06 Dove si installano gli idranti sottosuolo?

Gli idranti sottosuolo sono installati sotto il terreno in appositi pozzetti, con soprastante chiusino riportante la dicitura “idrante”. Trovano applicazione quando non è possibile, per motivi di ingombro, installare gli idranti soprasuolo. Anch’essi sono dotati di dispositivo antigelo e sono manovrabili con chiavi unificate.

07 Da quando esiste l’obbligo di installare gli idranti UNI 45 negli edifici di tipo civile residenziale?

Il primo decreto che cita le reti idranti è il DM 246 del 16/05/1987 – “Norme di sicurezza antincendi per gli edifici di civile abitazione”. Tuttavia, ben prima del 1987, intorno ai primi anni ‘70 del secolo scorso, il 52° Corpo dei Vigili del Fuoco (Provincia di Milano) aveva istituito un “Disciplinare di Prevenzione Incendi” riguardante gli edifici civili di altezza superiore a 24 m. Il Disciplinare era esteso anche agli edifici di altezza inferiore aventi particolari destinazioni: collegi, scuole, ospedali, case di cura, edifici destinati a collettività o frequentati dal pubblico. Il Disciplinare – che doveva essere compilato (a macchina) indicando i dati del proprietario, del progettista e la tipologia della costruzione – prescriveva di presentare il progetto edilizio, nel quale (tra l’altro) dovevano essere messi in evidenza tanto l’impianto idraulico quanto le altre opere di prevenzione incendi elencate in un questionario che era parte integrante del Disciplinare.

08 Cosa prevedeva il Disciplinare per gli impianti idrici antincendio?

Il punto 7 del Disciplinare prescriveva che: “In ogni edificio, in corrispondenza a ciascun piano abitabile, sarà disposta una bocca di incendio da mm 45 UNI derivata, con tubazione da pollici 11/2″, da un montante avente il diametro di almeno 50 mm e installata entro una custodia ben visibile con sportello in vetro trasparente … ogni custodia dovrà contenere un tubo flessibile, di almeno 15 m, e relativa lancia. L’impianto idraulico di alimentazione sarà eseguito con tubazioni di ferro zincato protette contro il gelo … indipendente dalla rete di servizi sanitari … derivato direttamente dalla condotta civica oppure a valle di un contatore … da 50 mm se l’impianto interessa una sola scala e di 60 mm se interessa due o più scale. L’impianto sarà tenuto costantemente sotto pressione e ad esso sarà inserito un attacco per il collegamento delle autopompe dei Vigili del Fuoco. L’impianto idraulico dovrà … garantire alla bocca di incendio più elevato di ogni scala, una portata di litri 120 al minuto ad una pressione di 2 atmosfere.

09 Cosa intendeva, il Disciplinare, per altezza dell’edificio?

Inizialmente l’altezza dell’edificio era riferita al dislivello esistente tra il piano di sosta dell’autoscala e la gronda del fabbricato. Successivamente il DM 30/11/1983 ha indicato che l’altezza di riferimento non doveva riguardare la gronda bensì l’apertura più alta dell’ultimo piano abitabile e/o agibile dell’edificio, escluso quello dei vani tecnici.

10 Il Disciplinare antincendio per quanto tempo è rimasto in vigore?

Il Disciplinare è rimasto in vigore, nel territorio di Competenza del 52° Corpo dei Vigili del Fuoco, fino alla pubblicazione del DM 246/1987.

11 Com’è composta una rete idranti UNI 45?

Come già detto gli idranti UNI 45 sono la tipologia più diffusa nei condominii. Nella maggior parte dei casi le reti idranti hanno origine a valle dei contatori dell’acquedotto cittadino (raramente sono collegate direttamente alla rete comunale) e devono essere distinte e indipendenti dalle reti per uso domestico. In tutti i casi la rete idranti deve essere disconnessa idraulicamente dall’acquedotto (mediante un disconnettore) per evitare possibili ritorni dell’acqua impura nella rete comunale. Nei casi più comuni le tubazioni di distribuzione corrono in orizzontale al piano cantine fino ad alimentare le colonne montanti; una per ogni vano scale. La rete idranti deve avere un collegamento con un Attacco Autopompa per il collegamento ai mezzi di soccorso dei Vigili del Fuoco.

12 Qual è la situazione reale negli impianti UNI 45 negli edifici costruiti prima del 1987?

In numerosi casi abbiamo constatato che, nonostante il Disciplinare avesse imposto (a partire dai primi anni ’70) caratteristiche idrauliche ben definite, le portate e le pressioni dell’acqua all’idrante più sfavorito erano quasi sempre pari a quelle fornite dall’acquedotto quindi insufficienti. Pertanto, in tali casi, ai fini della presentazione della SCIA antincendio (imposta dal DPR 151/2011) dovendo, tra l’altro, dichiarare l’efficienza dell’impianto idrico-antincendio, era ed è necessario collegare la rete idranti a un gruppo di surpressione idrica.

13 Quali provvedimenti occorre adottare quando la pressione dell’acqua nella rete idranti è insufficiente?

Questa domanda prevede una risposta articolata. Innanzitutto, bisogna fare una prima distinzione tra gli edifici di altezza antincendio superiore a 24 m, costruiti prima del mese di maggio 1987, e quelli costruiti dopo tale data. Un’altra fondamentale distinzione riguarda gli edifici con altezza antincendio compresa tra i 24 m e 32 m e quelli con altezza superiore a 32 m.

14 Cosa prevede il DM 246/87 in merito agli impianti idrici antincendio costruiti dopo l’uscita del decreto?

Dopo l’entrata in vigore del DM 246/87, che ha superato il Disciplinare, il riferimento è l’art. 7 del DM 246/87, a meno che il progetto approvato dai Vigili del Fuoco non preveda condizioni diverse. In sintesi, l’art. 7 del DM 246/87 prevede che gli edifici con altezza antincendio superiore a 24 m costruiti dopo la pubblicazione del decreto devono essere dotati di rete idranti in ciascuno dei vani scale dell’edificio, come di seguito indicato. Le colonne montanti devono alimentare “a ogni piano, sia fuori terra che interrato, almeno un idrante con attacco 45 UNI”. … L’impianto deve essere dimensionato per garantire una portata minima di 360 l/min per ogni colonna montante e, nel caso di più colonne, il funzionamento contemporaneo di 2. L’alimentazione idrica deve essere in grado di assicurare l’erogazione, ai 3 idranti idraulicamente più sfavoriti, di 120 l/min cad., con una pressione residua al bocchello di 1,5 bar per un tempo di almeno 60 min. Qualora l’acquedotto non garantisse le condizioni di cui al punto precedente dovrà essere installata idonea riserva idrica mantenuta costantemente piena. Le elettropompe di alimentazione della rete antincendio devono essere collegate all’alimentazione elettrica dell’edificio tramite linea propria non utilizzata per altre utenze. Negli edifici con altezza antincendio superiore a 54 m i gruppi di pompaggio devono essere costituiti da due pompe, una di riserva all’altra, alimentate da fonti di energia indipendenti (esempio elettropompa e motopompa)”.

15 E per gli edifici alti costruiti prima del 1987?

L’art. 8 – Norme transitorie – del DM 246/87 prevede che solo per gli edifici con altezza antincendio superiore a 32 m e costruiti prima della pubblicazione di detto decreto, devono essere installati impianti antincendio fissi conformi all’art. 7 del medesimo decreto [n.d.r. questa è una prescrizione spesso trascurata]. Dove non fosse possibile garantire i requisiti prestazionali richiesti dall’art. 7 del DM 246/87 è possibile presentare al Comando VVF un progetto in deroga in base all’art. 9 del DM 246/87) che dispone quanto segue. “Qualora per particolari esigenze di carattere tecnico o di esercizio non fosse possibile attuare qualcuna delle prescrizioni contenute nelle presenti norme potrà essere avanzata istanza di deroga con le procedure di cui all’art. 7 del DPR 01/08/2011 n. 151”. “Restano tuttavia validi gli impianti già installati a condizione che siano sempre assicurate prestazioni idrauliche di cui al punto 7”.

16 Cosa prevedono le Norme transitorie per gli impianti idrici antincendio negli edifici con altezza antincendio compresa tra 24 m e 32 m costruiti prima del 1987?

La lettera M.I. prot. 6532 del 14/05/2014 fornisce chiarimenti in merito agli impianti antincendio presenti negli edifici di altezza antincendio superiore a 24 m (inferiori a 32 m), che costituendo un presidio antincendio devono “… possedere livello di prestazione adeguato allo scopo, rinvenibile nelle pertinenti regole tecniche di prevenzione incendi ovvero nella regola dell’arte”. Se nell’edificio è presente un impianto antincendio questo deve essere mantenuto in efficienza.       In tal caso – laddove non fosse disponibile un progetto antincendio approvato dai VVF – è ragionevole fare riferimento ai requisiti indicati dal Disciplinare: l’efficienza può essere dichiarata quando all’idrante idraulicamente più sfavorito si misuri una portata di 120 l/1’ con una pressione dinamica di 1,5/2 bar [n.d.r. in realtà il Disciplinare cita la pressione di 2 atmosfere senza specificare se la pressione sia statica o dinamica; tuttavia è prassi comune riferirsi alla pressione dinamica, poiché con 2 bar di statica la portata dell’acqua sarebbe inferiore a 120 l/1’]. Le Norme transitorie consentono inoltre di sostituire gli idranti UNI 45 con Naspi.

17 Come ci si regola con gli edifici con altezza antincendio superiore a 32 m costruiti prima del 1987?

Anche in questo caso qualora l’impianto idrico antincendio non consentisse di garantire i requisiti previsti dall’art. 7 del DM 246/1987 (sono indicati nella domanda D.14) si dovrebbe ricorrere alla richiesta di deroga.

18 Quali sono le modalità per garantire i requisiti prestazionali degli impianti antincendio negli edifici costruiti prima del 1987 con altezza antincendio compresa tra 24 m e 32 m?

In assenza di progetti approvati dai VVF, è sufficiente collegare la rete antincendio all’impianto di surpressione idrica (autoclave) a servizio delle reti per uso domestico. Per questo tipi di edifici è infatti ammessa un’alimentazione idrica promiscua (rete antincendio e linee domestiche). Qualora l’autoclave non fosse in grado di garantire i requisiti richiesti (120 l/min con pressione al bocchello della lancia pari a 1,5/2 bar) si dovrebbe sostituire il vecchio autoclave con un nuovo gruppo di surpressione, idoneo per usi promiscui. L’alimentazione elettrica del gruppo di surpressione (esistente o nuovo) dovrebbe essere indipendente dagli altri servizi condominiali.

20 Gli impianti idrici antincendio devono essere progettati?

Il progetto è obbligatorio, per effetto del DM 37/2008, quando nell’impianto idrico antincendio sono presenti più di quattro idranti e quando l’impianto è soggetto al rilascio di attestato da parte dei VVF. [DM 37/08 – art. 5 – lettera h].

21 Quale documentazione la ditta installatrice deve rilasciare al committente per la consegna di un nuovo impianto?

I documenti essenziali da fornire contestualmente alla consegna dell’impianto sono:

– dichiarazione di conformità con copia del progetto utilizzato per l’installazione, nella versione come costruito, redatta nell’apposito modulo standard;

– manuale d’uso e manutenzione dell’impianto;

– verbale di avvenuto collaudo;

– visura camerale della ditta installatrice.

22 Quali sono le principali procedure operative del collaudo di un nuovo impianto antincendio?

Il collaudo di un impianto antincendio costituito da una rete idranti prevede due fasi. Nella prima fase ci si accerta della rispondenza tra quanto realizzato e quanto previsto dal progetto valutando contestualmente che i componenti utilizzati siano conformi alle normative vigenti e che la posa sia eseguita “a regola d’arte”. Nella seconda fase, più operativa, si verificano sia la funzionalità che il raggiungimento delle prestazioni previste dal progetto. Si riporta l’elenco delle operazioni da svolgere:

– Lavaggio delle tubazioni con acqua avente velocità non minore di 2 m/s.

– Esame visivo dei componenti principali dell’impianto (diametro tubazioni, spaziatura apparecchi erogatori, sostegni delle tubazioni, caratteristiche delle pompe etc).

– Prova idrostatica delle tubazioni ad una pressione di almeno 1,5 volte la pressione di esercizio dell’impianto con un minimo di 1,5 MPa per due ore.

– Collaudo dell’alimentazione idrica secondo quanto riportato nella UNI EN 12845.

– Verifica della regolarità del flusso d’acqua aprendo completamente un apparecchio erogatore terminale per ciascun ramo principale della rete a servizio di due o più apparecchi erogatori.

– Verifica che i principali parametri di progetto (portata e pressioni minime da garantire in funzione della contemporaneità delle erogazioni e durata dell’alimentazione).

23 Quali procedure adottate per gli impianti antincendio preesistenti al maggio 1987?

Per quanto riguarda le prestazioni idrauliche ci si deve attenere alle prescrizioni del Disciplinare più volte sopra citato.

24 Chi è il responsabile del sistema?

È il soggetto responsabile del mantenimento in efficienza dell’impianto attraverso tre funzioni:

– Sorveglianza dell’impianto: verifica di integrità, completezza di equipaggiamento e accessibilità.

– Manutenzione dell’impianto: vedi paragrafo successivo.

– Verifica periodica dell’impianto: da realizzare in caso di modifiche, ampliamenti o eventi straordinari. La verifica consiste nella valutazione, da parte di tecnico competente, della funzionalità e conformità dell’impianto antincendio in questione alla norma UNI 10779-2021.

25 In cosa consiste la manutenzione periodica dell’impianto?

La manutenzione degli idranti a muro, eseguita da personale competente e qualificato, deve essere svolta almeno due volte l’anno e in conformità alle istruzioni contenute nel manuale d’uso e manutenzione redatto dall’installatore. Tutte le tubazioni sia flessibili sia semirigide devono essere verificate, ogni anno alla pressione di rete, ogni cinque anni mediante prova idraulica normata dalla UNI 671-3. Per la manutenzione-semestrale- degli attacchi autopompa bisogna invece verificare la   manovrabilità delle valvole di intercettazione e la tenuta della valvola di ritegno. In aggiunta, per idranti soprasuolo e sottosuolo bisogna verificare la   manovrabilità della valvola principale di intercettazione mediante completa apertura e chiusura, la facilità di apertura dei tappi, la funzionalità del sistema di drenaggio antigelo ove previsto, la corretta segnalazione degli idranti sottosuolo, la presenza del corredo previsto in prossimità degli idranti (tubazione flessibile DN 70, lancia erogatrice, chiavi di manovra). Infine, per la manutenzione delle reti di idranti all’aperto bisogna considerare, durante la verifica semestrale, che gli apparecchi erogatori non presentino danni da corrosione e siano accessibili. Il responsabile del sistema deve tenere un apposito registro, costantemente aggiornato, su cui annoterà ogni intervento eseguito sull’impianto, le prove svolte, i guasti con le relative cause, l’esito delle verifiche periodiche dell’impianto e ogni altra operazione.

Prevenzione incendi: i progetti approvati dai VVF

Il riferimento al progetto approvato dai VVF è di fondamentale importanza perché dovrebbe contenere, tra l’altro, anche le indicazioni delle prestazioni idrodinamiche degli impianti idrici antincendio. Giova ricordare che nel caso si debba redigere a oggi un nuovo progetto antincendio – il professionista può scegliere se utilizzare il vecchio decreto (DM 246/1987 e s.m.i.) oppure i nuovi codici di prevenzione incendi in vigore dal 03/08/2015 e smi con particolare riferimento alla parte S.6“Controllo dell’incendio” e al DM 19/0/2022 RTV14. In assenza o carenza del progetto approvato dai VVF, ove non fosse possibile garantire le prestazioni richieste dall’art. 7 del DM 246/1987, è consigliabile presentare un progetto in deroga con le necessarie motivazioni e le eventuali compensazioni proposte dal Progettista. (realizzato con la collaborazione di Sergio Colombo e Daniela Casagrande)