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Idrogeno verde, idrogeno blu e idrogeno grigio: i colori dell’idrogeno pulito

L’idrogeno pulito sarà protagonista nei prossimi anni del processo di decarbonizzazione. L’Italia e l’Europa sono attualmente in prima fila nello sviluppo di tecnologie legate all’idrogeno pulito, specialmente se si tratta di idrogeno verde, ovvero prodotto unicamente con l’ausilio di energie da fonti rinnovabili.

Il termine idrogeno deriva dal greco hydor (acqua) e ghen (generare) e dunque letteralmente significa generatore di acqua e fu Lavoisier ad attribuire all’elemento questo nome. La molecola di idrogeno H2 reagendo con l’ossigeno O produce appunto l’acqua, H2O, sotto forma di valore, e calore. A questo proposito, è bene sottolineare che l’idrogeno, l’elemento più diffuso nell’universo, ha una grande densità energetica (un kg di idrogeno contiene 120 megajoule). Purtroppo, l’idrogeno è sempre legato ad altri elementi come l’ossigeno (acqua) o il carbonio (idrocarburi) e per separarlo occorre parecchia energia, il che rende al momento problematico il suo utilizzo su vasta scala. In effetti sarebbe necessario creare una catena del valore che, partendo da scelte politiche in primo luogo, a cascata creerebbe le condizioni per attrarre investimenti e di conseguenza diminuzione dei costi di produzione. Sono decine i metodi di produzione dell’idrogeno, quello classico che abbiamo imparato anche alle medie, è l’elettrolisi, cioè la separazione di idrogeno e ossigeno dall’acqua tramite corrente elettrica. Se questa elettricità proviene da fonti rinnovabili avremo il cosiddetto idrogeno verde, idrogeno grigio se si utilizzano combustibili fossili, idrogeno blu se la produzione avviene da combustibili fossili ma nel contempo viene sequestrata e stoccata la CO2 prodotta nel processo. Il sistema più in uso oggi è l’estrazione dell’idrogeno dal metano CH4 attraverso il reforming a vapore che purtroppo genera anche CO2. In ogni caso, le tecnologie ci sono a tutti i livelli (produzione, distribuzione e utilizzazione). Si tratta di ampliare la scala di diffusione in modo da rendere questa preziosa risorsa conveniente anche economicamente.

L’idrogeno pulito in Europa

Nell’ambito della UE è da segnalare l’attività dell’European Clean Hydrogen Alliance che ha lo scopo di sostenere la diffusione su larga scala di tecnologie dell’idrogeno pulito. Istituita nel luglio 2020, la European Clean Hydrogen Alliance fa parte delle azioni della UE atte ad accelerare la decarbonizzazione in linea con i suoi obiettivi in ​​materia di cambiamento climatico. Ne fanno parte industrie, enti pubblici, società civile e altri soggetti interessati che si incontrano due volte all’anno nell’Hydrogen Forum per discutere l’implementazione su larga scala delle tecnologie dell’idrogeno pulito e di come attuarla. In occasione della terza edizione del forum sono stati presentati oltre 750 progetti provenienti un po’ da tutti i paesi europei e spaziano dalla produzione di idrogeno pulito al suo utilizzo nell’industria, nella mobilità, nell’energia e negli edifici. A cavallo dei mesi di novembre e dicembre dell’anno scorso, inoltre, si è tenuta la settimana europea dell’idrogeno (EHW) che è stata l’occasione per il presentare pubblicamente la European Clean Hydrogen Alliance. Obiettivo comune di tutte queste attività è il raggiungimento degli obiettivi del Green Deal dell’Unione Europea.

L’idrogeno nella filiera italiana

Al fine di raggiungere gli obiettivi di transizione energetica previsti nella Missione 2 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sono stati fissati programmi di investimento e ricerca sulle fonti di energia rinnovabile, oltre a investimenti per il potenziamento delle principali filiere industriali interessate dalla transizione ecologica. Al suo interno merita un approfondimento la voce riguardante lo sviluppo della filiera dell’idrogeno, un mercato nuovo e dal grande potenziale per un paese come l’Italia, da sempre leader nelle tecnologie della filiera Oil&Gas.

“La gran parte della meccanica italiana – afferma il presidente di Anima Confindustria, Marco Nocivelli – è in fibrillazione per le direttive del PNRR che parlano di “incentivare la transizione verso l’idrogeno”, ma sarà fondamentale il passaggio del Piano dai criteri generali alla fase applicativa, sia nei singoli bandi sia nell’aggiornamento della legislazione e dei processi autorizzativi. È necessario che questi meccanismi di supporto agiscano sia dal punto di vista dell’offerta e della domanda finale di idrogeno, sia sullo sviluppo industriale delle tecnologie a queste connesse, considerando l’integrazione nel sistema energetico complessivo, e ragionando in ottica di efficienza e sostenibilità economica sul medio e lungo periodo. Oggi la forte spinta innovativa sulle tecnologie richiede un supporto neutrale ed intelligente, per non disperdere le risorse da un lato, ma lasciando la possibilità di trovare nuove soluzioni più efficienti per un mercato ancora nuovo, senza preconcetti e scelte a tavolino. Anima sta dialogando già da tempo con enti e istituzioni per la definizione di una strategia per lo sviluppo dell’idrogeno in Italia, e di come declinarla poi nella realtà industriale”.

Oggi già si inizia, nei piani di incentivazione, a menzionare anche la parte della filiera tecnologica e della componentistica. Come afferma Marco Nocivelli “Finora si erano considerate la parte iniziale (produttori) e la parte finale (offtakers) della filiera, ma tra questi esiste una connessione costituita da un insieme vastissimo di tecnologie, che è indispensabile al sistema e anch’esso richiede un eguale supporto”.

Attualmente, all’interno dell’industria meccanica, le tecnologie dell’idrogeno riguardano la produzione e la cogenerazione, il trasporto, la misura, la regolazione, la sicurezza e ogni tipo di utilizzo finale civile ed industriale, citando solo alcuni dei settori. Anima Confindustria evidenzia quindi la necessità di uno sviluppo orizzontale del mercato dell’idrogeno che si basi su incentivazioni programmatiche e strutturali, che prendano in considerazione la filiera in ogni sua parte.

“Molte aziende associate Anima – prosegue Nocivelli – hanno già disponibili tecnologie mature nell’ambito dell’efficientamento energetico, e hanno già sviluppato tecnologie che possono utilizzare idrogeno sia in blend sia puro, permettendo, in entrambi i casi, un abbattimento delle emissioni di CO2. Il PNRR è una grande opportunità da non sprecare, non solo per le aziende produttrici e utilizzatrici dell’idrogeno, ma anche per le aziende della componentistica; queste forniranno infatti le tecnologie per permettere di passare dall’idea di transizione ecologica alla sua messa in pratica. Non dobbiamo dimenticare però l’importanza per le aziende di un quadro normativo e autorizzativo aggiornato e chiaro. Anima lungo tutta la sua storia ha lavorato per questo obiettivo, e anche oggi mette a disposizione tutta la sua esperienza su uno dei punti che richiederà uno sforzo maggiore da parte di tutti, con un indispensabile coordinamento tra le esigenze delle istituzioni e quelle dell’industria. Anima Confindustria rappresenta la meccanica italiana e la filiera delle tecnologie che si mettono al servizio della transizione ecologica, nel passaggio dai vettori fossili, come il gas naturale, a quelli sostenibili come l’idrogeno.

“Arriveremo al risultato finale – conclude il presidente di Anima, Marco Nocivelli – della neutralità carbonica tramite la creazione di un mercato sostenibile, solo se tutti collaboreremo insieme, industria, associazioni di categoria, enti di normazione ed istituzioni, lavorando a progetti comuni nell’ambito di una strategia unitaria”.